C’è una tendenza, da parte di alcuni motociclisti, di definire “cancelli” le moto differenti dalle loro. Normalmente questa definizione affligge gli enduristi, da parte di chi ha moto sportive di media o grossa cilindrata. A questo proposito vorrei spendere due paroline…
Dire di una moto che è un “cancello” equivale a dire che non corre, che è una moto scadente. Peccato che, molto spesso, a dirlo sono corsaioli che non sono stati in grado di fare più di 1.000 km in un’estate. Persone che, definirle motocicliste, è dir tanto perché un motociclista comprende (ed apprezza) le differenze tra tipologie di moto e, nell’ambito della stessa tipologia, apprezza le differenze tra le marche.
Generalmente sono persone che in inverno lasciano la loro sportiva in garage, chiudendosi negli abitacoli di qualche utilitaria, pronti ad attendere il passaggio dell’inverno neanche fosse quello del Trono di Spade. Spesso ci troviamo davanti a motociclisti della domenica, quelli che si ritrovano in qualche pub o che la mattina fanno uscite a tutto gas per poi ritornare a casa, mettere la moto in garage e prenderla il fine settimana successivo, perché…
…il motore soffre
…c’è troppo traffico
…lavoro in giacca e cravatta
…ho troppe borse da portare
Ebbene mie cari esperti di cancelli, lasciate che vi spieghi una cosa. Il motociclista è colui che:
- Rispetta le regole della strada (il codice, il saluto, la velocità propria e quella degli altri).
- Osserva, si entusiasma, studia le altre moto. È critico e auto-critico, innovatore e conservatore.
- Comprende la filosofia personale che è dietro la scelta di un certo tipo di motociclismo, ne apprezza l’umanità.
Qualche anno fa, in un pub di piazza Pio XI a Roma, ero con alcuni ducatisti che, per gran parte della serata si erano fermati a parlare di quanto fossero delicate le loro moto. Il motore sembrava essere fonte di continue preoccupazioni, bilanciate solo da prestazioni di altissimo livello.
Sentendo che avevo un GS definirono la mia moto “cancello” e, ridendo, gli spiegai che con la mia moto io facevo quello che il loro prezioso mezzo non gli permetteva di fare. Scese il silenzio. È chiaro che tutto è relativo ma da qualche tempo assisto nei forum a discussioni molto curiose in merito ai “cancelli” e non certo quelli di Ostia.
Un motociclista (uno vero) apprezza radicalmente le moto altrui, perché ogni marca ha cercato di portare innovazione e quindi è bello poter capire cosa c’è dietro una determinata scelta tecnologica.
Moderare la velocità…
Molto spesso chi parla di “cancello” è anche colui che entra nei centri abitati a tutto gas (lo scrivevo prima). Il motociclista, quello vero, è quello in grado di andare piano, di conoscere molto bene la sua frenata ma anche quella degli altri e pertanto di evitare di mettere a rischio vite altrui. È quello che dice “se devo correre me ne vado in pista” si chiude a Vallelunga o al Sagittario e gli dà giù di gas.
Sono le persone che quando tornano a casa e tu gli chiedi “mi fai vedere qualche foto?” ti rispondono che non le hanno fatte perché erano così tanto chinate sul serbatoio da non aver visto nulla di quello che li circondava però sono le prime a definire la tua moto “cancello” mentre tu, magari ingenuamente, eviti di giudicare loro.
Non è uno sfogo ragazzi…è solo la naturale selezione tra chi è veramente motociclista e chi si fregia di tale titolo solo perché ha 100 e passa cavalli sotto alla sella ma non ha capito molto della dimensione delle due ruote.
Ciao! Condivido molto di quello che scrivi e la tua cultura motociclistica. Quell’espressione ti posso dire che deriva da tempi abbastanza remoti quando le gare si svolgevano su circuiti cittadini. A quei tempi le moto italiane davano la paga alle moto inglesi, ma negli anni 50 la Norton introdusse una serie di migliorie sulle sue Manx 350-500. Il primo significativo cambiamento fu l’introduzione di un nuovo telaio che sostituiva il vecchio tipo “garden gate” (cancello di giardino). Questo nuovo telaio quando Harrold Donniel, vincitore del Tourist dell’isola di Man Trophy nel 1947, lo provò, affermò: “ma questo è un letto di piume!”, ad evidenzare quanto fosse migliore del precedente.
Grazie Marco, tra l’altro è veramente interessante ciò che hai scritto!
Tutto molto bello, peccato che il GS non sia una moto 😛
Hai ragione. Il Burgman si invece.