Ragazzi, oggi mi sono imbattuto in un giro in moto a dir poco suggestivo. Non avevo voglia di allungarmi in località remote e così sono uscito dal raccordo e ho imboccato Testa di Lepre che, per chi non è di Roma, è a 20 minuti dall’anello che circonda la capitale. Non immaginate quanto sia stato bello il giro in moto…
Testa di Lepre è una località piacevole, tra curve morbide, campi arati e allevamenti di bestiame ma solo quando si lascia la zona più urbanizzata si apprezza la bellezza di scenari inaspettati.
L’impressione che si ha viaggiando a Testa di Lepre è quella di entrare in un “mondo a parte”: una realtà urbana completamente staccata da Roma e dal tempo cittadino ma poiché essa è così vicina alla Capitale, si rimane spiazzati a percepire lo sbalzo di tempo. Qui sono accadute molte cose, vedete la foto della cooperativa deputata alla produzione del latte: era una località “storicamente” nota perché in questa zona sono creati tantissimi prodotti caseari.
La gita è stata breve: poco più di 50 km, fatti ad un’andatura molto tranquilla, alla ricerca ed esplorazione di zone a me poco conosciute. Sì, per carità, ero stato molte volte a Testa di Lepre ma addentrarsi nella campagna è qualcosa di diverso.
Ci si inizia ad addentrare in strade utilizzate squisitamente dagli allevatori e dai contadini, con asfalto non propriamente “a posto” ma la natura, l’odore di erba tagliata, e la calma del vento finisce con il trascinarti in una realtà veramente parallela. Comincio ad addentrarmi piano tra canali, ponti malmessi, e strani argani vecchi come i nonni, pieni di ragnatele e bloccati lì da decenni.
La strada inizia inesorabilmente a salire ed il GS inizia ad arrampicarsi su quelle che sono colline dall’asfalto frantumato. Un contadino ferma il trattore sotto un’enorme albero, si toglie il cappello e si rinfresca la testa con una bottiglia d’acqua: il cielo è coperto e l’umidità e l’afa sono notevoli. Continuo la mia scalata fino a vedere una torre spuntare dalla boscaglia.
Sembra quasi un oggetto scenico di quelli futuristici disegnati e progettati negli anni ’60. Lo raggiungerò più avanti, imboccando un sentiero che si perde nell’erba e arriva ad una casa isolata e apparentemente abbandonata. In lontananza gli spari del poligono di Testa di Lepre rimbalzano nell’aria come piccoli fuochi d’artificio mentre, guardandomi intorno, mi godo la bellezza di un luogo incantato.
Si tratta di strade non molto frequentate e questo le rende ricche di fascino. Passano attraverso silenziose fattorie nelle quali decine di mucche pascolano indisturbate. Qualche cavallo mi guarda a bordo della moto incuriosito, vorrei fermarmi ad accarezzargli il muso ma la curiosità di sapere cosa c’è dietro la prossima curva vince sempre. Un deposito di gomme, un centro di produzione e stoccaggio di covoni di fieno, poi ad un tratto noto qualcosa “fuori posto”. Una piccola casupola, mezza bruciata e devastata dalla caduta di un ramo (nemmeno troppo grosso).
Sembra uno scenario post-apocalittico. Mi domando a cosa servisse quella casa, se fosse stata di un privato. L’interno è completamente svuotato, il metallo è annerito e l’erba si sta riprendendo ciò che era suo: la terra, devastando il cemento già abbastanza mal ridotto. Scavallo e mi avvicino, faccio qualche foto, noto degli oggetti bruciati vicino alla casa. C’è il silenzio assoluto e per un istante mi sono sentito fuori dal mondo, Dio che meraviglia la vita.
Rimontato in sella continuo l’esplorazione e lentamente rientro nella società, nel mondo che corre, in quello rumoroso fatto da persone che ignorano la bellezza che hanno dietro l’angolo. Vi allego una ricostruzione del percorso e, ovviamente, la galleria completa delle foto.
Alla prossima!