Dopo oltre 500 km e sei ore di viaggio arrivo in una città che di prima impressione sembra araba. Il tufo leccese la fa risplendere tra cupole e torri che svettano immerse tra palme.
Vengo prelevato da un cortese amico che mi fa da cicerone tra i vicoli del centro storico, tra palazzi magnifici e turisti al riparo da una imminente grandinata.
Il mio piccolo appartamento è in cima ad un palazzo nobile e affaccia poco distante dal campanile del Duomo. Di Lecce non ho ricordi nitidi, solo il pallore dei mattoni in una calda e assolata giornata di estate di tanti anni fa.
Il mio aperitivo di benvenuto è caffè in ghiaccio con latte di mandorla che è una raffinata soluzione per controbilanciare l’amaro del caffè. Benché io non sia abituato a prenderlo zuccherato, trovo il sapore decisamente gradevole.
Mio padre ha insegnato qui per anni; è stata la sua seconda casa, comincio a capire perché. Sono qui da pochi minuti e già capisco che questa città è immersa nella cultura.
Lo si vede ma soprattutto lo si sente dall’architettura che racconta di storia e vissuti unici. Dalla pavimentazione alla illuminazione, come si può rimanere impassibili davanti a tutto questo?
Le strade si sono riempite e inizia quella che potremmo chiamare movida e che andrà avanti per tanto tempo direi…
Io sono qui per la sposa che questa sera deve venirmi a prendere e portarmi a cena. Dal mio attico privilegiato mi godo il tramonto tra i tetti di Lecce attorniato da una piccola colonia di gatti in cerca di coccole.