Accessori moto 2014: comparazione cataloghi

Il 2014 è iniziato e le principali case di produzione di accessori per moto hanno rilasciato i loro cataloghi. Ecco un’analisi comparativa fatta dei principali prodotti e delle principali novità!

Viaggiare in moto non costituisce solamente una modalità di trasporto, una semplice alternativa all’auto o al treno, ma una vera e propria filosofia di viaggio. Lo è a tal punto che spesso la destinazione passa in secondo piano rispetto al viaggio stesso: si potrebbe dire, parafrasando il filosofo britannico Hobbes, che il piacere sta nei momenti che precedono il raggiungimento della meta, non nella meta in sé. Il viaggio il moto racchiude una serie di sensazioni, percezioni, emozioni, difficilmente comparabili a qualsiasi altra tipologia.

Per affrontarne uno in totale sicurezza è necessario monitorare costantemente le condizioni del mezzo, sia per quanto riguarda le prestazioni che per la documentazione necessaria. Prima di partire è fondamentale accertarsi che sia tutto a posto, senza tralasciare la regolarità della polizza assicurativa, su cui si può risparmiare scegliendo un’assicurazione al telefono come questa. Esistono infatti degli ottimi siti comparatori nei quali è possibile confrontare in pochi click tantissime polizze per auto e moto, in modo tale da scegliere quella più conveniente e adatta alle proprie esigenze.

La sicurezza è un elemento imprescindibile per affrontare un viaggio in moto tanto quanto il comfort alla guida. Le aziende più importanti nel settore, come la Touratech, la Hepco-Becker e la SW-Mototech, sono sempre in prima linea nell’offrire ai motociclisti una serie di prodotti e accessori che possano migliorare la loro esperienza di guida, e proprio in questi giorni hanno rilasciato i nuovi cataloghi relativi al 2014. In questa sezione andremo a comparare le ultime novità in materia di bauletti e borse da applicare alla moto, fondamentali per i lunghi viaggi, con nuovissimi design e specifiche tecniche che promettono di soddisfare anche gli utenti più esigenti.

Ma procediamo con ordine: ecco gli arrivi più importanti offerti dalla Touratech, che consente di sfogliare in modo pratico il proprio imponente catalogo direttamente online cliccando qui

Partiamo con la pratica borsa da serbatoio realizzata da Kahedo, in Germania, che si adatta perfettamente alle sue fattezze, le cui dimensioni possono essere ampliate tramite l’apertura di una lampo. La borsa, interamente in cordura con rivestimento in teflon, è idrorepellente. Disponibile in due colorazioni ( nero e grigio ) al costo di 130€ ha una capacità che va dai 12 ai 17.5 lt.

La Hepco-Becker presenta due prodotti molto interessanti per quanto riguarda le borse da serbatoio, come l’Enduro Street, e la Street Tourer, disponibile in tre differenti misure: media, large ed extra-large. La prima, completamente impermeabile, è caratterizzata da tre tasche interne e tre esterne, con una chiusura circolare posta in cima e una copertura anti-pioggia integrata. Il volume della borsa varia dai 15 ai 20 lt, ed è dotata di pratici elementi di fissaggio. La seconda mantiene la stessa struttura della versione Enduro, ma si adatta meglio ad altre tipologie di moto, e come anticipato in precedenza, può essere acquistata in differenti misurazioni, con un volume compreso tra i 14/19lt della media ai 18/23 della extra-large.

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La SW-Motech ci offre invece ben cinque modelli differenti, di cui quattro appartenenti alla serie Quick-Lock Evo più una pratica collezione di borse con aggancio magnetico e a strappo. Ogni modello è disponibile sia in versione standard che personalizzata a seconda della propria moto, la cui lista completa è consultabile in modo pratico nel sito di riferimento, con prezzi compresi tra i 69€ della “Micro” e i 179€ della ” Gs”.

Passiamo ora ai bauletti in alluminio posteriori e laterali con la linea Zega Pro presentata da Touratech, che comprende tre nuovissimi modelli acquistabili opzionalmente con la pratica chiusura rapida “rapid track”. Il modello Topcase, più alto e stretto, viene accompagnato dalle varianti laterali And-S e And-Black, disponibili delle versione da 25 e 38 lt. Il pezzo più basso è quello del Topcase, che si aggira attorno ai 270€, mentre quelli laterali costano rispettivamente 325€ e 347€, con una piccola maggiorazione di 35€ se si sceglie la variante “rapid track”.

Tre modelli diversi anche per la Hepco-Becker, che alla versione Alu Standar fa seguire l’omonima Alu Exy e quella Explorer, dal design meno convenzionale. Il primo, più classico e disponibile in tre taglie differenti ( 35 , 40 e 45 lt ) mantiene delle linee più sobrie, mentre la versione Exclusiv si presenta in due modalità differenti per capienza, con una forma più bombata e gli angoli smussati. Il modello Explorer invece, ha una forma rettangolare con estremità trapezoidali, e come recita il nome stesso è più adatto ai lunghi viaggi e alle avventure sulle due ruote. La gamma di Topcase presentata da Hepco-Becker è dotata di tasche supplementari, supporti per borracce da viaggio e tante altre chicche che ne esaltano la praticità. Inoltre i tre modelli sono acquistabili nelle varianti laterali, che mantengono in tutto e per tutto le fattezze dei Topcase.

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T-Ray sono invece i modelli proposti da SW-Motech, che si differenziano per forma e caratteristiche. Il modello T-Ray appare decisamente bombato e rotondeggiante mentre quello Trax Evo rimane più squadrato, ricalcando a grandi linee la forma dell’Explorer prodotto da Hepco-Becker. Entrambe le linee sono disponibili nella versione laterale, mentre a fare la differenza è il prezzo. Decisamente più economico, il T-Ray oscilla tra i 60 e gli 80 €, con l’unica eccezione rappresentata dal modello black con capienza di 48 lt che si attesta sui 129€. Per quanto riguarda i Trax Evo, i prezzi sono decisamente più alti, ma comunque mediamente inferiori alle case concorrenti, non superando mai i 290€.

Infine, per quanto riguarda le borse stagne, c’è veramente da sbizzarrirsi, dal momento che le tre case offrono una ampia gamma di modelli differenti. Si parte dalla linea Ortlieb della Touratech, curatissima in ogni minimo dettaglio, con un buon rapporto qualità prezzo. La Hepco-Becker punta sul design ergonomico e rotondeggiante delle sue borse con la serie Street includendo la modalità “trolley system”, che permette di trasportarle in giro come una comune valigia grazie alle rotelle poste alla base. La Sw-Motech decide invece di puntare sull’ampia scelta a disposizione del cliente con un design meno raffinato delle concorrenti in favore di una praticità e multifunzionalità indiscutibile.

Moto e Dolori Muscolari: piccoli consigli

 

Dopo quasi due anni di esperienza, ho deciso di condividere con voi la mia conoscenza circa il tunnel carpale. Come forse saprete, questa patologia colpisce parrucchieri, informatici, motociclisti, operai, insomma tutti quelli che fanno un uso massivo dell’articolazione del polso. Non si tratta di una patologia dolorosa, bensì molto fastidiosa perché si manifesta con quella che tecnicamente viene chiamata PARESTESIA. In sostanza, dopo un po’ di tempo in viaggio, si manifesta un formicolio che, inizialmente è alle dita della mano ma successivamente si estende a tutta la superficie e, normalmente, non supera il polso. Il tunnel carpale è dato da un’infiammazione della borsa tendina che comprime il nervo mediano (una buona spiegazione la trovate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_del_tunnel_carpale). Molti siti di motociclismo trattano l’argomento, tuttavia a me piacerebbe spiegarvi ciò che mi è successo perché lo ritengo importante.

Essenzialmente io non sono operabile perché la neuropatia (di questo si tratta) è ancora all’inizio e perché, a differenza di quanto credevo, l’intervento non è risolutivo. Il trauma si ripresenterebbe dopo qualche anno in forma ben più seria. Il punto è: “cosa fare?” Perché, credetemi, andare in moto senza la sensibilità alla mano destra (quella del gas) è veramente spiacevole.

La risposta è relax. Relax delle spalle, stretching per cinque minuti prima di andare in moto e, se possibile, anche durante la guida. La cosa importante, però (e che non ho mai letto sugli altri articoli), è il controllo della rigidità corporea. Controllate sempre che le vostre spalle siano rilassate, che la mano non stringa troppo l’acceleratore. Spesso l’alta velocità comporta l’aumento di tensione muscolare: fate attenzione e rimanete concentrati tanto su di voi, quanto sulla strada. Rilassare le spalle durante la guida è difficile ma può essere fatto concentrandosi sulla zona da su cui intervenire. Tenete sotto controllo il vostro corpo è fate in modo di evitare manovre brusche che, chiaramente, lo irrigidirebbero. Usate le gambe per stringere la moto e avere maggiore leggerezza nelle braccia ma, soprattutto, sinceratevi di avere la giusta seduta. Non troppo avanti e non troppo dritta. Leggermente inclinata verso il manubrio, senza appesantire le braccia e le spalle (ovviamente questo varia a seconda della moto). Assicuratevi di effettuare lievi movimenti con il bacino nei viaggi lunghi e di muovere la mano del gas leggermente, spostando la presa tra le dita e usando anche anulare e mignolo e non solo indice e pollice per la stretta. Ovviamente fate questo in regime di totale sicurezza. Il rilassamento delle spalle si ottiene anche facendo stretching con la rotazione della testa. Appena svegli o prima di rimettervi in moto, assicuratevi di dedicare tre minuti a sciogliere collo e spalle facendo girare la testa in alto, in basso, a destra e sinistra in un movimento circolare unico e continuato. Non forzate l’esercizio. Tre giri a destra e tre a sinistra senza fretta. In questo modo riuscirete ad allungare e rilassare la muscolatura del collo e delle spalle. Bastano pochi minuti (circa 3-5) per dare sollievo alla parte superiore del tronco.

Ricordate che fermarsi per una pausa a metà del viaggio é caldamente raccomandato. Inseritene sempre una o più nella vostra pianificazione d’itinerario e fatela durare almeno 10 minuti. È importante per voi è per chi viaggia con voi. Durante le pause camminate, stendete la schiena allungandovi in alto con le braccia, sempre in modo graduale e senza forzare. Rilassatevi e bevete qualcosa. In questo modo i muscoli e la mente troveranno immediato giovamento.

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Nello specifico, il tunnel carpale, può essere gestito anche in altre maniere. Se siete in autostrada potete invertire la presa dell’acceleratore tenendo il dorso della mano verso la strada e le dita verso il cielo. Questa procedura è rischiosa, ve la sconsiglio sopra i 100 km/h e in strade diverse dall’autostrada (ovviamente su corsia di destra e scarso traffico…non fate gli idioti).

Per quanto riguarda le pause ci sono molte opinioni sulla loro pianificazione. C’è chi sostiene che vadano fatte a chilometraggio fisso e chi no. La mia opinione è la seguente. Le pause vanno fatte in relazione a tre fattori: il numero di chilometri da percorrere, la tipologia di strada, la vostra resistenza. Sull’ultimo punto, almeno che non sappiate di essere certi del vostro calcolo, fate poco affidamento e sui primi due, invece, tenete in considerazione quanto segue. Ottanta chilometri fatti in autostrada sono pochi per una sosta. Generalmente se ne parla intorno ai 150 o anche ai 300 ma in condizioni meteo molto precarie è possibile che ottanta chilometri siano sufficienti per fermarsi. Ottanta chilometri di tornanti e strade dissestate possono essere “massacranti”. La tensione muscolare sale alle stelle e la rigidità corporea diventa un problema che causa infiammazioni e dolore.

Ecco quindi che i tre presupposti di cui sopra meritano la giusta attenzione ma, soprattutto, è opportuno che capiate quanto sia importante studiare il tipo di itinerario che vi troverete ad affrontare per capire come pianificare le soste.

Già che ci siamo vorrei aggiungere un’opinione circa l’adozione di cinture lombari per il sostegno e la protezione dal freddo. Le cinture lombari hanno la capacità minima di proteggere i reni dal freddo, aspetto veramente importante per chi viaggia con i giubbottini in pelle. Tuttavia le cinture lombari possono, in alcuni casi, avere la capacità di sostenere la colonna vertebrale. Questo secondo aspetto, che conferisce molto confort durante il viaggio, è particolarmente pericoloso poiché abitua il cervello a non impegnarsi per tenere i muscoli in tensione e la schiena dritta. C’è chi lo fa per lui (la cintura per l’appunto).

In conclusione, il mi consiglio é: dedicate qualche istante al benessere del vostro corpo. Bastano pochi minuti prima, durante e dopo il viaggio. Imparate ad ascoltarvi è cercate, per quanto possibile, di sentire specialisti che possano aiutarvi a definire meglio l’eventuale gravità di patologie già esistenti (prendete me con il tunnel carpale). Per il momento vi auguro ottimi viaggi e, chiaramente, buona strada.

Viaggiare all’estero in moto

 

Viaggiare è bellissimo. Viaggiare in moto è speciale e farlo oltre confine è qualcosa di unico. Oltrepassare i confini su due ruote, però, richiede alcune accortezze ulteriori rispetto quelle ordinarie, soprattutto in zone extra europee.

Per prima cosa scegliete con cura la zona geografica. Dovete capire che non basta puntare il dito su una mappa. Leggete recensioni di siti specializzati, informatevi dagli utenti e dai loro commenti ma, soprattutto, adottate una strategia intelligente nella scelta e nella gestione della moto.

Per prima cosa scegliete una moto corretta, spesso di basso valore, se viaggiate in territori extra-europei e particolarmente poco forniti di materiali di ricambio. Dovete evitare che la componentistica elettronica diventi un elemento di disturbo. Alcuni viaggiatori acquistano vecchie moto a pochissimo prezzo (anche mille euro) per usarle per viaggi del genere. Dovete sempre pensare al peggio per prepararvi al meglio e stare sereni: cosa fareste se, nel bel mezzo di un paese medio-orientale si friggesse la centralina elettrica dando un errore di funzionamento del vostro prezioso ABS?

Alcuni di noi motociclisti, tuttavia, sono dotati di moto particolari che, diciamo, sono più adatte di altre ai viaggi. Parliamo di moto come il BMW GS o il Transalp  e così via. Queste moto sono estremamente affidabili e quindi, obiettivamente, non si dovrebbero temere problematiche lungo il viaggio. In alcune zone particolarmente isolate si potrebbe andare incontro a problemi di “pirateria”. Ci sono siti che raccontano, ad esempio, che in alcuni viaggi dell’est-Europa, il rischio di furti e assalti alle moto è molto alto.

Imparate quindi a fare la manutenzione di base. Alcune cose sono estremamente facili: pulizia della catena e del pignone, sostituzione delle pasticche dei freni, cambio dell’olio motore, cambio gomme. In particolare quest’ultima operazione richiede più tempo ma, comprenderete da voi, è essenziale.

Cercate di non viaggiare in solitaria. Trovate compagni di viaggio che partano con voi o a cui aggregarvi anche per pochi chilometri. Tenete sempre sotto controllo i seguenti elementi: strade, agenti atmosferici, condizioni generali del paese dove vi trovate (alcuni comprano i giornali, altri leggono su internet). Ormai il mondo non è un posto molto tranquillo, entrare in un paese non significa riuscire ad uscirne automaticamente!

Avvertite più di una persona su itinerario, tempi e tappe. Bisogna poter ricostruire il vostro percorso nel caso accada qualcosa. Siate chiari e attenetevi quanto più possibile al percorso, è molto importante. Viaggiate sempre in un regime di sicurezza e questo vale a dire: protezioni e riposo adeguato. Non dovete mai strafare e non perché non avete resistenza ma perché, dopo aver strafatto per vostra volontà, potreste doverlo fare per altri motivi. Se siete troppo stanchi il viaggio diventa frustrante.

Portate con voi gli attrezzi. Non ha senso portare il gel di riparazione gomme, senza portare le stecche in metallo con cui estrarre e reinserire lo pneumatico! Ho visto di tutto, ho visto anche questo. Gli attrezzi sono importanti e variano a seconda della vostra meta. Se andate in località con molta presenza di sabbia, la pulizia della catena dovrà essere ancora più accurata del solito, così come la pulizia di altri elementi. Chiedete consiglio a chi ne sa più di voi: recatevi dal vostro meccanico e domandate pareri e consigli.

Portate con voi i numeri di telefono giusti. Per prima cosa il numero delle ambasciate, poi quello di amici e parenti ma, soprattutto, verificate se nel vostro tragitto ci sono concessionarie della vostra marca (soprattutto se la moto avesse elettronica a bordo).Se fate un viaggio in solitaria, oltre a darne comunicazione alla Farnesina, pubblicatelo su qualche blog.

Vi segnalo un po’ di link utili da cui potrete apprendere l’esperienza di chi ha già vissuto la fantastica sensazione di affrontare lunghi viaggi in terre straniere con solo due ruote.

Viaggiare in Moto

Sito chiaramente specializzato nei viaggi con la moto.

http://www.viaggiareinmoto.com

Viaggi in moto e litigate

Sembra un banale link ironico ma contiene un prezioso compendio di comportamenti che portano a rovinare vacanze ed esperienze. Leggetelo con il sorriso…ma fatene tesoro.

http://www.motociclismo.it/viaggi-in-moto-e-litigate-impossibile-farne-a-meno-moto-55542

Moto Explora

Un tour operator specializzato per viaggi su territorio nazionale e internazionale su due ruote. Vale la pena visitare il bellissimo sito, il loro motto è “operatori turistici per professione., mototuristi per passione”.

http://www.motoexplora.com

Pranzo al Monte Guadagnolo

Poiché le foto dell’ultimo viaggio sul Monte Guadagnolo (soprattutto quella delle pappardelle) sono piaciute molto. Sabato 8 marzo tornerò a pranzare lì. Prima però passerò a fare qualche foto al Santuario della Mentorella, un posto incantevole. Se volete fare una gita o aggregarvi trovate la strada consigliata qui: http://goo.gl/maps/0sX4q

Come usare un navigatore in moto

Potrà sembrare strano il titolo di questo post ma, credetemi, la maggior parte dei motociclisti che non sono abituati, lamentano molta difficoltà nell’utilizzo del navigatore in moto. Si distraggono, gli crea impiccio, non riescono ad avere le informazioni giuste sul display, così ieri sera, mentre messaggiavo con un amico centauro, mi è venuto in mente di fare questo post. Spero vi sia utile.

Il navigatore è un oggetto che i motociclisti contestano molto. Normalmente la moto si prende per andare “senza meta” e lontano. Tuttavia a nessuno di noi piace perdersi e quindi, molti di noi, si sono dotati di questo piccolo, costoso ma utile oggetto. Il navigatore, nel mio caso un Tom Tom Rider di seconda generazione, deve essere, innanzitutto, installato correttamente. Il mio consiglio è di applicare il braccio di sostegno sulla parte sinistra del manubrio o, al massimo, al centro. Questo per un motivo molto semplice: non deve dare impiccio alla mano che regola gas. Tenete presente che tenerlo al centro è, esteticamente molto bello, funzionalmente discutibile. Le moto con serbatoio sulla pancia, potrebbero causare dei problemi al TomTom sul lungo periodo. Le esalazioni della benzina, infatti, sono dannose per tutto ciò che è gomma. Il casco, ad esempio, non dovrebbe mai essere appoggiato sul serbatoio. Ovviamente questo vale se avete un sostegno “fisso” (di quelli con apertura a chiave per intenderci). In caso contrario potete anche tenerlo al centro, avendo cura di pulirlo immediatamente qualora la benzina lo tocchi.

Un secondo aspetto molto importante è la configurazione. Controllate di avere chiaramente visibile: orario, indicatore di direzione, ora di arrivo e, possibilmente, il nome della via che state percorrendo. Una volta fatto questo, guardate lo schermo ed imparate dove trovare questi elementi. Dovete evitare di distogliere lo sguardo per troppo tempo. Infine seguite qualche consiglio utile.

Leggete sempre qual è la prossima manovra da fare, tramite l’indicatore di direzione e anche quanti metri mancano ad esso. Sono le due informazioni principali perchè, in base ad esse, saprete che manovra approntare: potreste anche decidere di fermarvi in prossimità della svolta ma avrete bisogno di capire di che svolta si tratta. L’indicatore di direzione è in grado di segnalarvi curve morbide, a gomito, tornanti, rotonde e il tutto senza guardare la mappa.

Osservare il tracciato, invece, è utile in rettilinei o in fasi di scarso traffico, per capire che cosa ci attende oltre una determinata curva. Tuttavia conoscere il percorso dalla mappa è inessenziale ai fini di una guida più sicura e, inoltre, l’osservazione della mappa richiede troppo tempo e potrebbe facilitare incidenti.

I comandi vocali sono un problema, almeno per il sottoscritto. State viaggiando in rettilineo, avete davanti a voi una bella strada e il sole vi riscalda. Ad un certo punto arrivate in prossimità di una curva e una voce robotica vi “urla” (perchè sistematicamente il regolatore dell’audio va a farsi benedire) di “svoltare a destra”. Da cardiopalma. Dovete essere voi a scegliere se, quando e come interpellare il vostro navigatore: anche a costo di perdere l’indicazione. È più importante la concentrazione alla guida che essere distratti da un’indicazione che irrompe nel “silenzio” del vostro casco. Io almeno la penso così.

Memorizzare preferiti ed itinerari è utile ma, più che altro, fidatevi dell’istinto. Meglio allungare di 10 Km piuttosto che imbarcarsi in una strada che ci pare veramente brutta e tenete presente che, fuori dalle grandi città, se ne trovano parecchie. Imparate a riconoscere l’importanza della strada alla grandezza del segmento disegnato sulla mappa: ci vuole un attimo a identificarlo.

Infine, ma non meno importante, ricordate sempre di buttare un occhio in anticipo al percoso. Ci vogliono pochi minuti. Io, generalmente, la sera prima, cerco di capire che strada intenderà farmi fare il navigatore e mi guardo un po’ intorno. I navigatori non sono infallibili, voi avete l’istinto: unite le due cose, credetemi è importante. Ricordate che siete voi a guidare la moto e non il navigatore. Se sbagliate strada sarete tranquilli del fatto che lui vi tirerà fuori dall’impaccio ma, ricordate, sarete sempre voi a scegliere cosa fare.

Per chiudere queste semplici regole, ve ne confido una ancora più banale. Se vi rendete conto che state per mancare una deviazione..FREGATEVENE. Non mettete a rischio la vostra vita e di chi vi sta intorno con improvvise pieghe e frenate. Saltare un’uscita, in un centro urbano, comporta un ritardo di al massimo 4 minuti. Proseguite, rallentate e attendete che il navigatore ricalcoli. Rimanete calmi e concentrati. Ricordate sempre che il navigatore è il vostro supporto e non il contrario.

Ora godetevi il viaggio e ricordate sempre di tenere le batterie cariche.

Ritorno al Monte Guadagnolo

Questa mattina, insieme alla mia zavorrina, siamo andati a fare una gita sul Monte Guadagnolo, attaccato al Santuario della Mentorella. La giornata é stata piacevole e vorrei condividere con voi qualche foto e qualche consiglio culinario. Ci siamo fermati al ristorante che da sulla piazza chiamato: ristorante-bar “da Peppe” (p.zza Dante Alighieri 10 – 00030 Guadagnolo – RM – 0695471875 – chiuso il Lunedì). Abbiamo mangiato delle ottime pappardelle alla Lepre (la pasta era fatta in casa) e, come secondo, io ho preso una saporita bistecca al sangue (su cui però avevano messo un po’ di glassa di aceto balsamico) e la mia zavorrina ha preso una cosa leggera leggera: costolette di abbacchio al forno. Praticamente, risalendo in moto, stava dormendo.

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“Lo famo strano?” Quando la moto si unisce alla creatività

Oggi voglio raccontarvi una cosa che mi ha divertito molto. Qualche tempo fa ero sul set di una pubblicità. Ero andato a trovare un amico che, in quella pubblicità, avrebbe dovuto guidare una moto al cui posto della sella, aveva “poltrona”. Sì, esatto, una gigantesca poltrona rossa. La sera, parlando con un amico motociclista, gli raccontai la stranezza e lui, di tutta risposta, mi spiegò che viaggiando in America, si era imbattuto in moto di veramente particolari, di ogni tipo, con personalizzazioni a volte assurde. Incuriosito mi sono messo a fare una piccola ricerca fino a quando non ho trovato questo sito: http://www.superedo.it/foto/23_foto_moto-p1.htm  (e voi sapete che io non sono solito fare pubblicità…ma per gli appassionati merita).

La cosa assurda di questo sito è che raccoglie una miriade di foto veramente strane (http://www.superedo.it/foto/) ma mai avrei creduto di vedere cose così tanto assurde montate sulle due ruote. La cosa veramente particolare è che la foto che vedete qui sotto è simile alla situazione che avrebbe voluto realizzare un mio caro amico con il suo Ducati a casa!

Per non parlare della moto che si guida dall’interno e di cui, se non erro, vi è una rappresentazione digitale in un celebre film hollywoodiano. Insomma, ho passato un po’ di tempo a vederle e mi si è aperto un mondo perchè, onestamente, mai avrei pensato di vedere trasformazioni di questo genere.

Questa ad esempio io la trovo geniale ma meglio ancora, mi piace questa qui sotto. Insomma ragazzi ce n’è davvero per tutti i gusti, inclusa quella con la sedia a dondolo della nonna. Semplicemente geniali.

BMW ci porta alla fine del mondo!

Inizia così il 2014 di BMW: con il manifesto “The Road to Nordkapp” e una frase:

Siete pronti ad affrontare l’irruenza del mare del Nord? O a godervi lo spettacolo del sole di mezzanotte? E a percorrere sterminate terre deserte?

L’appuntamento con il Nordkapp è diventato un’attesa gradita a tutti i piloti di BMW GS e non solo ed il motivo è uno solo: uno splendido viaggio a bordo di una splendida moto. Chiunque può partecipare al concorso, come spiega la stessa BMW:

Partecipando al contest “The Road to Nordkapp” potrete avere la possibilità di guidarle fino al limite più estremo, per raggiungere la destinazione da sempre sognata da ogni motociclista viaggiatore: Capo Nord

In particolare ci si rivolge tanto alla BMW R 1200 GS  Adventure 2014, quanto al maxi tourer  R 1200 RT. Il sorteggio riguarderà due fortunati che accompagnati dallo staff tecnico BMW percorreranno gli oltre 4.000 chilometri che separano la partenza dall’estremo punto del mondo. Per partecipare basta andare in una concessionaria BMW e ritirare la cartolina di partecipazione. Infine, dal primo febbraio, sarà possibile iscriversi online. Oltre che per i meravigliosi scenari naturali (ve lo garantisco personalmente, ci sono stato anche se non in moto), il Nordkapp è celebre per il sole di mezzanotte di cui, per evitare spiegazioni noiose, vi do evidenza con una foto.

sole di mezzanotte

Si parte venerdi 4 luglio dalla sede di BMW Italia a San Donato Milanese e, attraverso un percorso affascinante che toccherà anche la nuova edizione del raduno BMW Motorrad Days a Garmisch-Partenkirchen, si proseguirà verso Nord alla ricerca del limite estremo dell’Europa. I dettagli del viaggio e il programma delle singole tappe verranno comunicati successivamente ma nel frattempo potete dilettarvi andando a ritirare la cartolina presso una delle concessionarie BMW Motorrad e, soprattutto, pregustando il viaggio leggendo il regolamento!

E tu che fai? Non partecipi?

Moto elettrica: quale scegliere

Se per le auto le motorizzazioni ibride ed elettriche in generale stentano ancora a prendere piede, da tempo per quanto riguarda le moto le Case hanno inserito da tempo nel listino modelli per tutti i gusti.

In più, grazie anche agli incentivi statali per l’acquisto il divario di prezzo iniziate tra le motorizzazioni ecologiche e quelle tradizionali a benzina è diminuito di molto. Il governo ha stabilito che il prezzo di listino dovrà essere scontato del 20 % (compresi anche gli incentivi statali). Gli scooter elettrici rientrano nei finanziamenti per le bici elettriche, stanziati in modo differenziato dalle varie regioni e dai vari comuni. Una regola che invece viene applicata da tutti i comuni per legge è l’esenzione dal pagamento del bollo per i primi cinque anni e lo sconto del 50 % sulla polizza RC della moto. Per avere una prova tangibile dell’effettivo risparmio che le moto elettriche riescono a garantire rispetto a quelle tradizionali in termini di assicurazione, basta fare un confronto dei preventivi per l’assicurazione direttamente online in siti come Comparameglio.

Alcune case italiane, come la Oxygen di Padova o la EcoJumbo di Genova, hanno già lanciato scooter elettrici che nell’utilizzo quotidiano possono benissimo sostituire i tradizionali cinquantini. Ovviamente il prezzo per ora è ancora elevato, tra cinque mila e sei mila euro, tutta colpa del pacco batterie, che non può costare meno di quanto non sia ora. In ogni caso, questi mezzi funzionano, tanto che le Poste Svizzere hanno evaso poco tempo fa un ordine per due mila unità di ciclomotori ibridi, che andranno a sostituire tutto il parco moto circolante. Anche aziende conosciute nel panorama internazionale, come la Piaggio, hanno sviluppato versioni ibride dei propri modelli.

Per quanto riguarda il settore di moto da strada e per il tempo libero, invece, non si è ancora arrivati a quel punto, anche se qualche Casa motociclistica sta iniziando a scoprire i veli a qualche prototipo: l’ultimo in ordine di tempo è la CRP Energetica (ovviamente, Casa italiana, manco a dirlo Modenese). I risultati parlano chiaro: se eCRP è stata vice campione del mondo nel 2011 nel mondo della corse, il suo prototipo non può che essere un mostro di prestazioni. Detto, fatto: sicuramente i 136 cv di potenza, 150 km di autonomia e 220 km/h di velocità massima parlano chiaro sull’intento principale di questa moto. Anche altre Case spagnole ed americane del settore hanno sviluppato in questi anni nuovi modelli con prestazioni molto elevate, in grado di competere con le equivalenti a motore termico.

Parlando di motocross, invece, si inizia subito a citare una della case più famose in ambito motociclistico, l’austriaca KTM. Nel 2010 aveva annunciato l’entrata in listino 2011 di un modello, il Freeride, equiparabile per prestazioni ad un 125 centimetri cubici. Dopo qualche inconveniente tecnico, che ha fatto slittare di un anno la messa in produzione del modello, il progetto originale ha visto la luce. Prezzo? Sotto i diecimila euro sicuramente. Anche per moto di cilindrate maggiori sono presenti valide alternative elettriche: BRD RedShift, ad esempio, è un supermotard con prestazioni del tutto simili ad un motore quarto di litro benzina. Il prezzo di questo gioiello ‘silenzioso’ si aggira sui quindici mila euro circa.

Sicuramente, prima di poter vedere una diffusione di questi mezzi anche in Italia abbiamo ancora tanta strada da fare. In primo luogo dobbiamo sicuramente dotarci di una rete di ricarica veloce per le batterie, in modo da invogliare l’acquisto di propulsioni elettriche: secondo le recenti statistiche, uno dei problemi più grandi che frena il consumatore medio sull’acquisto di uno di questi mezzi è proprio la paura di rimanere senza energia per la strada, senza la possibilità di riuscire ad arrivare ad un punto di ricarica. In secondo luogo bisogna investire nello sviluppo di nuove tecnologie che consentano una ricarica più rapida ed efficace del pacco batterie, riducendo le ore di fermo necessarie al recupero dell’energia

 

Green Moto: economia e potenza illimitate!

Vi presento Green Moto, una rubrica dedicata alle tecnologie “verdi” applicate al motociclismo. Gli argomenti che saranno trattati all’interno presenteranno una realtà “green” leggerente diversa da quanto spesso si sente parlare. Sappiamo infatti, che parlare di energia verde, sottintende tanto un risparmio economico quanto di un calo di potenza. La nostra rubrica, invece, terrà conto di questo secondo aspetto facendo in modo di ricercare e presentare tutte quelle tecnologie che, garantendo alte prestazioni, possono comunque rientrare nella categoria “green”. A breve ci sarà il primo articolo e, con l’occasione, mi piacerebbe ringraziare la persona che sta curando in prima persona questi articoli: Francesco (francescoeditor). Spero che l’iniziativa sia stimolante e rappresenti un punto di partenza per un futuro più tecnologicamente pulito!

Piccola guida sulla scelta della migliore assicurazione online per la moto storica

Il fascino delle moto d’epoca è talvolta impareggiabile, poiché unisce la passione per le due ruote al culto dell’oggetto in quanto espressione artistica di un determinato periodo storico. Dalle celeberrime sidecar alle Benelli, dalle Cagiva alle Triumph, passando per i modelli meno recenti di Harley Davidson: sono queste le moto che hanno fatto la storia, quelle che regalano emozioni soltanto nel vederle sfrecciare tra le strade della città. Ovviamente nella categoria delle moto d’epoca non rientrano tutti i modelli prodotti nel corso della storia, ma soltanto alcuni che sono stati catalogati come tali per specifiche ragioni, la cui lista viene stilata dalla Federazione Motociclistica Italiana. Vengono considerati come tali anche i mezzi iscritti all’Asi, acronimo di Automotoclub Storico Italiano.

I benefici che si possono ottenere da proprietario di un mezzo di questa tipologia sono molteplici, come ad esempio i bassissimi costi di assicurazione, specie se la scelta cade su una polizza online: oggigiorno infatti è possibile consultare le migliori offerte in ambito assicurativo per il proprio veicolo storico direttamente in internet, in pochi e semplici click, consultando i siti specializzati nella vendita di tali polizze. Negli ultimi tempi il mondo delle assicurazioni ha subito profondi mutamenti proprio grazie alla loro diffusione: consultare quindi questi portali specializzati nel confronto della migliore assicurazione per la propria moto storica è di grande aiuto all’utente che, in pochi e semplici passaggi può scegliere il prodotto più vantaggioso e adatto alle proprie esigenze.

Grazie alla rete la competitività è aumentata esponenzialmente ed è conseguentemente aumentata la possibilità di risparmiare e scegliere una polizza su misura che soddisfa a pieno le esigenze di qualsiasi tipologia di utente. Le assicurazioni online si rivelano funzionali anche in termini di risparmio di tempo, non solo di denaro. Non sarà più necessario recarsi di persona presso la sede della compagnia assicurativa, ma saranno sufficienti pochi minuti e una buona dose di attenzione per operare la scelta migliore ed usufruire dei vantaggi presenti tra le numerose offerte online. Oltre alla convenienza dei costi di assicurazione, bisogna ricordare che per quanto concerne i veicoli d’epoca non è previsto nemmeno il pagamento del bollo statale e nel contratto assicurativo è compresa di base la guida libera, senza vincoli specifici inerenti all’intestatario del mezzo.

L’unica imposta fissa riguarda la tassa di circolazione, che avrà la validità di un anno a prescindere dal mese in cui la si paga. I costi di una polizza per un veicolo di interesse storico possono essere inferiori a quelli di una normale aliquota assicurativa di circa il 70%. Per sapere se il proprio veicolo rientra nella lista dei “prescelti” è sufficiente dare uno sguardo al catalogo della FMI e verificare la corrispondenza con il modello posseduto. Negli ultimi tempi però, grazie all’avvicendamento di Sticchi Damiani alla presidenza dell’Aci, sono sorte nuove proposte riguardo i criteri di classificazione dei veicoli d’epoca.

 Oltre alla presenza nella lista redatta dall’ente stesso o dalla FMI come riportato sopra, potrebbero essere classificati come mezzi di interesse storico tutti quelli aventi più di quarant’anni d’età. Questa proposta ha sicuramente fatto storcere il naso sia ai più attenti che agli assicuratori: infatti se così fosse molti mezzi di scarso interesse culturale sarebbero posti sullo stesso livello dei veicoli d’epoca. Ma, mentre nella maggior parte dei casi il mezzo storico gode di un’attenzione ed una cura da parte del proprietario che sovente raggiunge la maniacalità, lo stesso non si può dire di un qualsiasi veicolo datato. Quest’ultimo potrebbe semplicemente inquinare in modo maggiore ed essere sconveniente per una compagnia assicurativa in quanto meno sicuro di quelli di recente produzione. Per ora la questione rimane aperta, di certo allo stato attuale delle cose questa soluzione rimane piuttosto ambigua, se non addirittura semplicistica.

Batteria e Problemi di energia al GS

Condivido con voi quanto mi è successo negli ultimi 8 giorni, convito che possa tornare utile ad accrescere la conoscenza e anche il caos di chi ipotizza cause di fermo della propria moto. Quanto vi sto per raccontare, ha trovato una fine nella giornata di oggi. Fatta questa premessa, concentriamoci sul racconto vero e proprio.

Il giorno 14 gennaio ero in strada quando, dopo circa 30 minuti di tragitto, il quadro strumenti si spegne e il motore rimane acceso. Essendo in testa ad una colonna di macchine ed essendo quasi verde, decido di darmi una spinta e portare la moto al margine della strada. Dopo di che, convinto che fosse un problema temporaneo, giro la chiave spegnendo tutto e provo una nuova messa in moto. Il motore non parte. Al suo posto un ticchettio che comincia a diventare, ad ogni prova, sempre più sommesso e impercettibile. Il risultato? Carro attrezzi e una passeggiata verso casa. BMW mi contatta il giorno dopo dicendomi che la batteria, che avevo sostituito con quella al litio, era a terra e che probabilmente era la causa del problema in quanto malfunzionante. Dai test diagnostici, infatti, non risultava alcuna dispersione nè alcuna anomalia se non una sottotensione del gruppo energetico proveniente dalla batteria. Come molti di voi sapranno, la batteria non è in garanzia e il cambio con l’originale BMW, unito ad un’ora di diagnosi e manodopera, mi ha richiesto il modesto importo (sono ironico) di 226 euro.

Attraverso Roma, vado a prendere la moto, salgo in sella e torno a casa. A cinque metri dalla rampa del garage, il quadro strumenti si spegne. Immediatamente chiamo l’officina e poi indovinate un po? Il carro attrezzi. La vettura arriva dopo 2 ore e 10 minuti, passate al fresco. Al telefono una persona, di cui non faccio il nome per privacy, con cordialità mi espone che non devo preoccuparmi di nulla e che farà il possibile per risolvere il problema al più presto. Temeva, tuttavia, che potesse trattarsi di un falso contatto nel blocchetto di accensione: problematica nota e molto rara. Questa mattina ricevo una chiamata dalla BMW. Niente problematica del blocchetto di accensione ma alternatore e generatore fusi e cotti. Risultato: quasi 1.000 euro di spesa assorbiti dalla splendida garanzia. Speriamo che il problema sia risolto e ora, passiamo ad una più dettagliata descrizione del problema.

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All’accensione, a parte il ticchettio del tentativo di accensione, ho notato che il quadro non manteneva l’accensione. Il contagiri ed il tachimetro fermavano la loro corsa ad ogni ticchettio. Fari, stop e frecce funzionavano alla perfezione. Vi ho inserito la scheda rilasciatami da BMW.

SW-MOTECH TRAX: presentazione delle borse interne

Oggi vi parlo delle borse interne della TRAX. In sostanza si tratta di borse semirigide da inserire nelle valigie di alluminio laterali. Queste borse, con una forma ben precisa, consentono di sfruttare al massimo la capienza delle valigie. Le misure rispecchiano quelle dei contenitori e quindi esistono da 37 e 45 litri.

Le valigie si presentano come due borse porta computer, con una comoda tracolla per facilitare il trasporto senza dover sganciare i contenitori di alluminio. La forma permette l’impiego anche su altri tipi di valigia e questo ne facilita il riuso. Il materiale con cui sono costruite è il Nylon 600D che garantisce una grande resistenza. Come accessorio complementare, la SWMotech mette a disposizione anche una borsa stagna in cui infilare quella da tracolla ma, personalmente, non ho mai avuto modo di provarla. Per meglio commentare questo articolo, ho deciso di scattare delle foto alla mia personale fornitura, che trovate in calce all’articolo. Nel frattempo, per farvi capire come “calzano”, vi aggiungo anche questa immagine proveniente dalla rete. La comodità e la praticità sono indiscusse anche se, come notate dall’immagine, lo spazio di tolleranza è veramente poco ma è normale.

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Vi lascio quindi alla galleria fotografica in modo che possiate trovare maggiori risposte direttamente osservando i dettagli delle valigie.

SW-MOTECH TRAX: presentazione della borsa aggiuntiva per bauletti in alluminio

Tra gli accessori che ho ordinato ve ne è uno che sicuramente ha fatto discutere: la borsa aggiuntiva da applicare sopra i bauletti in alluminio Trax. Questa aggiunta, dalle misure di 43cm x 22cm x 12cm/18cm, contiene dagli 8 ai 14 litri poiché è dotata di una membrana interna che ne consente l’espansione. L’aggancio ai bauletti laterali Trax avviene mediante strisce di velcro e l’aggiunta è applicabile indistintamente sia sulla valigia da 37 litri che sulla sorella maggiore da 45. Anch’essa è fatta in Nylon D600 ed è dotata di una cuffia interna da estrarre nelle giornate di pioggia per garantire la corretta impermeabilità all’acqua. A questo punto non mi resta altro che lasciarvi alle foto, raccomandandovi di utilizzare un lucchetto per evitarne l’apertura.

GIVI: presentazione della borsa WP400

Tra i vari accessori, dopo aver presentato molto tempo fa un prodotto simile in un altro articolo, ho ordinato anche la WP400 di GIVI. Si tratta di un borsone da 40 litri, 100% impermeabile in TPU (thermoplastic polyurethane) elettrosaldato con chiusura ad avvolgimento. Il materiale è particolarmente leggero, resistente alle temperature +70° – 45° e alle abrasioni, riciclabile e atossico. Dotato di agganci con due elastici tubolari per il fissaggio alla moto, inserti riflettenti per una maggiore visibilità e maniglie con inserto imbottito e tracolla staccabile. Il prodotto GIVI, di cui ho il “fratello minore” si presenta in modo meraviglioso. Effettivamente è molto capiente e resistente, risponde perfettamente all’esigenza del viaggiatore singolo (poiché la borsa andrebbe poggiata sulla parte posteriore della sella), e consente di trasportare un volume di vestiario (o altro) veramente consistente. L’enorme vantaggio di queste valigie è l’effettiva resistenza. La sensazione al tatto è di toccare lo stesso materiale dei gommoni. Le cinghie, come noterete dalle foto, hanno dei passanti in cui è possibile inserire gli elastici blocca bagagli o le rokstrap (che io personalmente raccomando). Questo assicura di viaggiare ancora più sicuri, senza avere il rischio di perdersi qualcosa per strada. Vi ricordo che di questo prodotto, la GIVI mette a disposizione anche un fratello maggiore da 80 litri! A questo punto non mi resta altro che affidarvi alle foto che ho scattato nella speranza che vi siano utili nella scelta. Auguro a tutti voi una buona strada!

Roma: La Polizia Roma Capitale prova lo Street Control

Circa 53 minuti fa, il Comandante della Polizia Roma Capitale Raffaele Clemente (@raffaeleclement), ha pubblicato il seguente stato su Twitter “Stiamo provando lo street control”. Come molti di voi sapranno la Polizia Roma Capitale (PRC) ha avviato, da ormai qualche mese, un’iniziativa di collaborazione con i cittadini. Ogni cittadino può liberamente inviare via twitter una segnalazione in cui avverte la presenza di veicoli in divieto. La centrale analizza le informazioni, invia una pattuaglia e procede alla multa, alla rimozione o al bloccaggio con ganasce. Ogni sera, Clemente, invia via twitter alcuni dei risultati ottenuti. Ma che cosa è lo Street Control, per maggiore chiarezza trascrivo il contenuto di un articolo riportato qui:

Il dispositivo elettronico legge la targa e scatta due fotografie all’auto in doppia fila: una per la targa e una all’abitacolo, per registrare che effettivamente a bordo del veicolo non vi sia nessuno. Una volta rientrato in ufficio l’agente formalizza le infrazioni e quindi le invia direttamente al sistema informatico per l’accertamento della proprietà e l’invio della multa a casa. In questo modo si riducono i possibili errori e i tempi di notifica del verbale. La Polizia Locale lascia sulle auto a cui verrà rilevata l’infrazione un avviso in cui si informa il possessore del mezzo che ha preso una multa per sosta irregolare. Un sistema analogo, ma tecnologicamente meno evoluto è già utilizzato anche a Bologna. Un disegno di legge è stato depositato alla Camera, e già approvato dal Senato, in cui i tempi previsti per la notifica si ridurrebbero da 150 giorni a 60 giorni. A notifica ricevuta i possessori dei veicoli possono consultare il “servizio multa semplice” presente sul sito del Comune di Milano in cui sarà presente la foto del veicolo, il giorno e l’ora in cui ha commesso l’infrazione. Street control è anche sicurezza: il dispositivo sarà impiegato anche per il riconoscimento di auto sospette e per riprendere eventuali situazioni di pericolo. Street Control sarà installato per primo sulle auto del Servizio Radio Mobile e inizialmente verrà utilizzato da un gruppo di 12 agenti selezionati.

Chiaramente l’intervento si attua nell’ottica di ottimizzare le risorse a disposizione della PRC, unitamente alla certezza della contravvenzione. Un ulteriore strumento di cui molti comuni si sono dotati (sia grandi che di piccole dimensioni, tra cui il Comune di Tuscania). Molti portali, non ultimo il portale Automobilista.it, sostiene che sia opportuno ricorrere in giudizio poichè le multe fatte con lo street control sarebbero irregolari se non seguite dalla rimozione vera e propria ma, spesso, la rimozione non ci sarebbe. Ecco uno stralcio dell’articolo:

3) Se il Comune ti dà la multa, deve anche rimuovere l’auto, che è un ostacolo alla circolazione. Poche storie: l’articolo 159 del Codice della strada impone di rimuoverlo. Niente rimozione? Omissione di atti di ufficio da parte del Comune. Ecco la Legge: “Gli organi di polizia, di cui all’art. 12, dispongono la rimozione dei veicoli: a) nelle strade e nei tratti di esse in cui con ordinanza dell’ente proprietario della strada sia stabilito che la sosta dei veicoli costituisce grave intralcio o pericolo per la circolazione stradale e il segnale di divieto di sosta sia integrato dall’apposito pannello aggiuntivo; b) nei casi di cui agli articoli 157, comma 4 e 158, commi 1, 2 e 3; c) in tutti gli altri casi in cui la sosta sia vietata e costituisca pericolo o grave intralcio alla circolazione; d) quando il veicolo sia lasciato in sosta in violazione alle disposizioni emanate dall’ente proprietario della strada per motivi di manutenzione o pulizia delle strade e del relativo arredo”.

4) Se il Comune non rimuove l’auto, o se almeno non prova di aver fatto il necessario per rimuoverla, la multa è assolutamente nulla.

Tuttavia il discorso potrebbe non essere comunque così semplice. Lo street control, che a Bari fu impiegato nel 2011, fu immediatamente sospeso a causa di un malfunzionamento di tre apparati (costati 15.000 euro). Nel 2012 sicurauto aveva pubblicato in un articolo, uno stralcio del Ministero dei Trasporti in cui si leggeva:

I sistemi di videosorveglianza, mentre possono essere idonei a dimostrare l’avvenuta violazione, non risultano tuttavia idonei a dimostrare l’assenza del trasgressore e del proprietario del veicolo, circostanza che può essere accertata solo dall’intervento diretto degli organi di Polizia stradale, e pertanto non risulterebbe giustificata la contestazione non immediata

Cosa è cambiato? Essenzialmente nulla, forse, o forse sì se tenessimo in considerazione che lo scatta una foto anche all’abitacolo per dimostrare che  è vuoto. È sufficiente? Staremo a vedere nei prossimi mesi.

Sicurezza e Moto: il kit di pronto soccorso

Più volte all’interno di questo blog, abbiamo fatto riferimento alla sicurezza. Abbiamo affrontato il tema della sicurezza alla guida, dando semplici consigli ai piloti. Abbiamo trattato la sicurezza degli abiti tecnici, offrendo articoli, recensioni e interviste. Oggi parliamo dell’aspetto più critico: gli incidenti.La sicurezza, durante un sinistro, è qualcosa che, generalmente, affidiamo a terzi. C’è la polizia che cura gli aspetti legati alla viabilità e al sinistro. L’assicurazione cura l’aspetto economico. L’ospedale cura la salute e il vostro recupero. Ma se l’ospedale non ci fosse? Non così velocemente come credete…

Molti piloti sono all’oscuro che per viaggiare in Austria e Germania, è OBBLIGATORIO avere a bordo della moto un kit di primo soccorso. Lo sanno bene molti enduristi che, sperimentando cadute lontano dai centri abitati, si sono dovuti rimboccare le maniche e risalire in sella fino a quando l’adrenalina copriva dolore e lucidità. Tuttavia, benché speriamo tutti che non capiti mai, l’adrenalina e la fortuna non bastano. A volte, purtroppo, ci si fa male e non sempre si riesce a chiamare l’ambulanza con facilità. In questi casi, quindi, è opportuno avere sulla propria moto uno di questi kit in modo da prestare il giusto soccorso sia a se stessi che, eventualmente, al passeggero.

Cominciamo con il dire che questi kit non superano quasi mai i 20 euro. Cifra più che abbordabile, considerata la dotazione e il vantaggio che ne deriva. Ma vediamo le caratteristiche ed il contenuto. Per prima cosa assicuratevi che il kit sia omologato DIN 13167 . A differenza di molti siti (quasi tutti a dire il vero), cerchiamo di fare chiarezza su questa sigla. DIN sta per Deutsches Institut Fur Normung ed è un istituto che si occupa della definizione di standard. Lo standard 13167 è specifico per la sicurezza dei motociclisti. Esiste, tra l’altro, una recentissima versione del testo marcata gennaio 2014 che, al momento della scrittura dell’articolo, è disponibile solo in lingua tedesca. In alternativa ci sono edizioni anche inglesi. Per darvi un’idea di come è composto il documento, il sito mette a disposizione degli indici consultabili (questo è quello della versione 2013). I documenti, infatti, sono a pagamento!  L’omologazione è fondamentale per garantire che vi siano tutti gli strumenti più idonei al primo soccorso “motociclistico” e generalmente all’interno del kit si trovano:

  1. Rocchetto cerotto 5mm x 2,5 cm (x1): il cerotto a rocchetto consente una migliore prestazione poichè non è legato ad una forma geometrica limitata. È (perdonate il parallelismo) una sorta di rotolo di carta igienica adesiva, ovviamente di dimensioni veramente ridotte. È più semplice da applicare.
  2. Fasciature adesive 10 cm x 6 cm (x8): la fasciatura adesiva consente di mantenere la trazione grazie al leggero potere aderente. In tal modo non sarà necessario applicare fermi metallici o cerotti speciali per fermare la garza.
  3. Bende – tampone sterili di misura media (x2):  i tamponi sono usati per assorbire i liquidi organici (come ad esempio il sangue) e garantire una migliore gestione delle ferite.
  4. Telo sterile TNT 60 cm x 80 cm (x1): il telo garantisce un isolamento dalla terra e quindi un campo più sicuro in cui riporre il ferito.
  5. Copertura isotermica oro/argento (x1): questo telo ha due funzioni diverse, una per lato. Il lato oro protegge dal freddo. Il lato argento protegge dal caldo.
  6. Paio di forbici taglia bendaggi (x1): necessarie per tagliare il cerotto a rocchetto ad esempio.
  7. Guanti in vinile (x4): per mantenere l’isolamento e la sterilità degli operanti.
  8. Manuale 1 soccorso (x1): per garantire il corretto intervento in caso di primo soccorso.

Come forse noterete, però, all’interno di questa dotazione (presente nei kit in commercio) non compare alcun disinfettante. Per questo motivo, in molti kit, viene aggiunto anche del disinfettante, sotto forma di salviettine umidificate, un laccio emostatico (fondamentale quando i tagli profondi lacerano vene e arterie) e, alcuni, anche la protezione per la respirazione artificiale in modo che il soggetto che presta soccorso non entri a diretto contatto con l’incidentato. Il Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con l’ACI, ha realizzato un portale ormai noto ai viaggiatori: Viaggiare Sicuri che, per l’appunto, raccomanda di rispettare gli obblighi di paesi come l’Austria o la Germania, nell’avere dentro il proprio veicolo (moto incluse) il giubbotto giallo di sicurezza e il kit di primo soccorso.

Vi raccomando di valutare con attenzione l’acquisto di questo kit (indipendentemente dal viaggio in questi paesi). Tenete presente che  la validità del kit è data da tre fattori:

1) I prodotti all’interno non devono essere scaduti.

2)Deve essere a chiusura ermetica.

3)Deve esserci l’omologazione DIN 13167.

Per chi vuole andare in questi paesi è giusto che sappia che, generalmente in prossimità del confine, questi kit si trovano in vendita anche negli autogrill.

Consigli per gli acquisti per i neo-motociclisti

Ieri sera, durante la cena di Capodanno, una persona mi ha chiesto informazioni sulla giacca che abitualmente indosso per andare in ufficio. Da qui è nata una conversazione circa le modalità ottimali per scegliere gli indumenti tecnici. Ne avevamo già fatto cenno dentro altri articoli ma forse è giusto parlarne un po’ meglio. Io scelgo i vestiti in base a tre criteri:

1)la necessità da rispettare.

2)le informazioni tecniche sul prodotto.

3)le recensioni degli utenti.

La necessità da rispettare.

Lavorando in completo, ad esempio, mi si è posta l’esigenza di proteggere l’abito dall’acqua, indipendentemente dalla dimensione della colonna d’acqua.  Essendo la giacca del completo abbastanza lunga, si poneva inoltre la necessità di trovare un cappotto da moto che unisse la funzionalità tecnica tipica degli abiti motociclistici, alla funzionalità di coprire/proteggere il completo.  Come molti di voi sapranno, le giace da moto differiscono per tipo di moto, il cappottino da moto sportiva (corto fino alla vita), spesso, differisce dalla giacca da moto turistica (lunga quasi a 3/4). Nonostante la moto sportiva (all’epoca guidavo quella) rivolsi la mia attenzione verso le giacche da moto turistica e, per garantire una corretta mobilità degli arti, scelsi misure molto superiori alla mia. Arrivai ad una XXXL poichè, sotto la giacca da moto, c’era la giacca del completo, la camicia, la cravatta e, nel caso dell’inverno, l’imbottitura. Scegliere una giacca troppo grande comporta uno scorretto allineamento tra protezioni e parti del corpo da proteggere ma, essendo molto vestito, sono riuscito a colmare questo problema.

Le informazioni tecniche sul prodotto.

All’inizio della mia “carriera motociclistica” acquistai un prodotto economico (ancora me lo ricordo). Era una giacca di una marca che vorrei evitare di menzionare. La giacca si presentava molto bene, piuttosto solida e, sull’etichetta, spiccavano due caratteristiche principali: il tessuto traspirante e l’impermeabilità. Appena messa, dopo circa 30 minuti, mi resi conto che il tessuto non era affatto traspirante. iniziai a sudare in punti dove, generalmente, una giacca di marca permette di avere realmente la maggiore areazione. Questo, per chi indossa giacca e cravatta, è un problema serio ma lo sarebbe per chiunque, credetemi sulla parola! Alla prima pioggia, inoltre, mentre tornavo a casa, cominciai a sentire acqua penetrare dalle braccia. Immaginate la sensazione, di indossare un completo anche piuttosto bello, e di essere ancora a 15 chilometri da casa. Praticamente siete nei guai e avete due alternative: cercare un riparo attendendo che spiova (che in inverno potrebbe significare aspettare anche due giorni), aumentare la velocità rischiando incidenti (cosa piuttosto inutile perché aumentare la velocità significa bagnarsi comunque). Risparmiare, quindi, non significa essere “furbi”. Gli abiti dei motociclisti sono abiti tecnici! Questo significa che una spesa economica corretta, vi proteggerà da impatti e intemperie e ve ne accorgerete solo “strada facendo”. Dopo quella giacca, infatti, comprai una giacca AlpineStars (che ancora adotto), in GoreTex. L’impiego del GoreTex è fantastico: una mano santa per la traspirazione del tessuto e la sua impermeabilità. L’acquisto, all’epoca, mi svenò economicamente (390 euro). La giacca è ancora lì, in perfetto stato di salute ed è tuttora una garanzia di affidabilità. La giacca economica (140 euro) è stata cambiata dopo due settimane. La giacca AlpineStars dura da 3 anni e viene indossata 5 giorni alla settimana. Comprenderete quindi quanto quelle 390 euro siano, oggi, una spesa più che sostenibile che, oltre a tutelarmi da incidenti, rappresentano una valida protezione contro la pioggia.

Le recensioni degli utenti.

Non mi stancherò mai di scriverlo. Esattamente come in montagna, in moto vince chi passa per “strade sicure” e quindi io invito sempre e costantemente a leggere e prendere contatto con utenti che hanno avuto la soddisfazione di esigenze come le vostre. I commenti sono la cartina di tornasole di quanto scritto nelle schede tecniche dei prodotti. Vi faccio un esempio. Una giacca molto resistente e traspirante potrebbe non essere comoda. Guidando per ore, è possibile che diventi la vostra peggiore nemica. Ecco quindi che una recensione può “salvare i vostri soldi” e garantire la soddisfazione del vostro obiettivo.

AGV: una delusione

Premessa

Quello che state per leggere è una cosa che mi è capitata direttamente qualche anno fa. Ero molto incerto se scrivere questo articolo ma, per dovere di cronaca, ritengo giusto scrivere quanto mi è accaduto e di come AGV ha trattato un suo cliente.

Antefatto

All’epoca indossavo uno splendido RS1 Marushin, un casco in carbonio da 1,100 Kg. A causa di un incidente il casco aveva riportato una lesione nella zona occipitale (posteriore) della calotta. Come vuole la prassi (ragazzi è importante questa cosa), ho cambiato immediatamente il casco e, rivolsi la mia attenzione a quelli che avevano il punteggio più alto al test Sharp (ne abbiamo parlato qui). Scelsi così un casco AGV T-2 per tre motivi:

  1. È prodotto da una ditta italiana!
  2. Il punteggio era pieno.
  3. Il rapporto qualità/prezzo/estetica era estremamente invitante.

Essendo un casco professionale, era comunque molto elevato come prezzo ma, per la propria sicurezza si sa, non si bada a spese.

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Il problema

Dopo pochi mesi dall’impiego del casco, il tessuto di alcune zone interne, iniziò a logorarsi e a spaccarsi. La fibia di aggancio (con la classica doppia D), iniziò a “sfibrarsi” e ad “aprirsi”. Ovviamente, per quel prezzo e, paragonandolo al Marushin, rimasi allibito e scrissi una mail alla AGV. Il risultato fu…nessuna risposta! La mail, che non conteneva minacce, parolacce, insulti ma un tono abbastanza sostenuto di lamentela, non ebbe alcun seguito nonostante fosse corredata di foto che testimoniassero lo stato in cui verteva il casco. Foto che, per trasparenza verso di voi, ho deciso di allegare all’articolo.

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Come potete constatare voi stessi dalle due foto, il primo danno (apparentemente causato dal logoramento del tessuto) è più serio del secondo che, a pochi mesi di distanza dall’acquisto, ha iniziato a proporsi sotto forma di sbilanciamento. Il costo del casco, che si aggirava intorno ai 200 euro, non giustificava il silenzio di AGV. Nessuno, infatti, si aspetta che il prodotto sia perfetto. Può capitare un prodotto affetto da problemi. Ma nessun produttore dovrebbe permettersi, davanti ad una mail di reclamo, di ignorare tale comunicazione. Il risultato? Giudicate voi, per me AGV è una delusione e, state tranquilli, che non acquisterò più loro prodotti perché, sinceramente, non mi piace l’idea di essere abbandonato  dopo l’acquisto.

Quand(t)o il sistema Tutor costa ai cittadini

Il portale automoto.it (sapete che non amo copiare gli articoli) ha condotto una meravigliosa inchiesta sullo strano acquisto del “servizio multe” da parte della Provincia di Como. Tempo fa mi ero fermato a leggere alcuni post su Facebook in merito all’argomento, di un amico motociclista (il più volte menzionato Jorgos). Mi ero incuriosito ed ho indagato un po’ anche io (non ho molto tempo e quindi ho difficoltà). Qualcuno di voi si starà chiedendo cosa è successo a Como e allora io ve lo sintetizzo in una parte del testo riportato in uno degli articoli pubblicati:

Rimane più pressante che mai un interrogativo: perché la provincia di Como consente che i propri cittadini (e quelli in transito) paghino a una ditta privata milioni di euro in 12 mesi, quando con una cifra decine di volte inferiore poteva acquistare l’intera attrezzatura, dare lavoro a 5-6 persone, e incamerare quasi per intero l’importo delle sanzioni?

Il Dott. De Vita, responsabile dell’inchiesta, ha pubblicato anche parte del bilancio che la Safety21 S.r.l. ha pubblicato, mostrando alcuni incrementi che, in seguito all’inchiesta, sarebbero determinati dalla vendita del “servizio multe”. Il punto è:

possibile che anche per questo genere di cose non si possa avere trasparenza?

Appaltare un servizio ad una ditta esterna è una cosa lecita ma, esclusivamente, quando l’appalto è ragionevole ed è l’unica strada per erogare adeguatamente il servizio. Secondo quanto descritto da De Vita, ci sarebbero stati fondi a sufficienza per avere in proprio tutta la strumentazione tecnica e telematica per far fronte all’esigenza TUTOR.

Alcune volte, tuttavia, sento chiedere come mai ci sia tanto accanimento verso questi strumenti. La strumentazione TUTOR è un bene, mio personale avviso, perché lavora sul principio della media. Non è una rilevazione istantanea della velocità cosa che, come ben sappiamo, portava gli automobilisti a improvvise e alquanto pericolose frenate che, per un motociclista soprattutto, si traducevano in un “tiro la monetina e vediamo che succede”.  Il business nascosto dietro a questi sistemi, tuttavia, è oscuro ai più e le spese, purtroppo, sono spesso nascoste ai cittadini che, casualmente, si accorgono delle anomalie. Il video che vedete riportato di seguito è postato dalla POLIZIA DI STATO ed è stato confezionato per spiegare come funziona il sistema TUTOR (questo sempre perché detesto l’idea di dire cose “fuori posto”)

httpv://www.youtube.com/watch?v=-5lkK8FSWlQ

Come vengono rubate le moto

Il furto è probabilmente la cosa peggiore che, psicologicamente, può capitare ad un motociclista. Mentre in caso di incidente esiste un “capro espiatorio”, vale a dire la colpa, nel caso di furto no. Chiunque ha subito il furto di un mezzo si è ritrovato nello sconforto e nell’indignazione più totale ma, soprattutto, si è trovato a girare nel quartiere come un imbecille pur sapendo bene dove aveva parcheggiato.

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Come molti di voi io, lasciando la moto in strada, spesi molti soldi per le protezioni antifurto e, nella fattispecie, per un ABUS di ultima generazione, apparentemente a prova di ladro. Tutti noi sappiamo che i ladri se vogliono aprono tutto ma ci sono ladri e ladri. Io speravo che il mio sarebbe stato un idiota e avrebbe lasciato stare. Mai avrei pensato, due anni fa, di ritrovarmi al commissariato di polizia e sentir dire questa frase.

Le voglio spiegare una cosa. Il suo lucchetto da oltre 150 euro, per i ladri, ha la stessa complessità di un lucchetto da 30 euro.

Credetemi quando vi dico che non sto scherzando. Che il poliziotto aveva ragione.

Vede, ormai i ladri arrivano con un anonimo camioncino per il soccorso motociclistico. Scendono in tre e mentre due sollevano la ruota anteriore, un terzo infila una slitta metallica con le ruote sotto di essa. Tolgono la marcia e trascinano la moto nel camion. Una volta dentro la moto è persa. Se la persona avesse la fortuna di intercettarli, spesso, si troverebbe sventolati sotto gli occhi, i documenti firmati da un anonimo per il recupero di una moto identica alla sua…quasi identica. Un piccolo errore di compilazione (un numero di targa poco chiaro ad esempio) gli darà la possibilità di giustificare lo scambio di moto e con le loro scuse se ne andranno. Una volta caricata la moto nel furgone viene portata da uno delle centinaia di sfasciacarrozze, smontata e i pezzi spediti principalmente in diversi paesi dell’est europa o rivenduti su eBay.

Io ero impietrito. Sapete cosa significa letteralmente senza fiato? Ecco. Io ero così. Ebbi solo la forza per avanzare un’ultima domanda.

E i GPS? Molte assicurazioni installano i ricevitori e…

E i camioncini hanno delle lastre di piombo che isolano il segnale. Si rassegni, la sua moto è persa. La prossima volta utilizzi i soldi del lucchetto per pagarsi un garage.

Qualcuno chiede spesso i rimedi. Non ce ne sono, ci sono invece dei deterrenti di cui i principali sono: legare la moto ad un palo dalla ruota posteriore (da smontare è più difficile) e parcheggiare in un luogo che risulta difficile anche al furto (ma spesso questo incide sui pedoni e sarebbe meglio evitare).

Il mio consiglio è: acquistate un lucchetto, buono ma non necessariamente il TOP della gamma. Abbiate buon senso nel parcheggio ma ricordate soprattutto che una buona assicurazione può effettivamente valer qualcosa. Dopo circa 60 giorni mi è stato rimborsato l’85% del valore della moto e di questo sono estremamente soddisfatto. Come tutti, anche io auguro ai ladri di spendere i soldi ricavati dal furto della mia moto, in medicinali.

Piccolo sfogo sull’illuminazione pubblica

L’altra sera stavo tornando a casa. Venendo da fuori Roma, man mano che mi avvicinavo al raccordo, mi sarei aspettato un’illuminazione migliore fino a quando, quasi con vero stupore (perché ormai non mi stupisco di nulla), mi sono ritrovato sul GRA a viaggiare al buio.

Ok, siamo in spending review, ottimizzeranno le spese tenendo spento questo tratto.

Ebbene, oltre venti chilometri senza trovare un maledetto lampione acceso. Ho pensato un guasto….un guasto lungo 20 Km (?). Procedendo verso l’uscita 1 (Aurelia), ho sperato di vedere illuminazione attiva ma, con amarezza ho trovato i lampioni spenti anche lì se non fosse che, sulla rampa di uscita, un riflesso ha attirato la mia attenzione e, di scatto, ho scansato un sacco dell’immondizia nero, brutto e insidioso. Ho rallentato sulla corsia di emergenza e, non essendoci nessuno, ho attraversato e a calci l’ho spostato sul margine della strada in modo da renderlo inoffensivo. Se fossi andato più veloce (pur rimanendo nei limiti legali) lo avrei preso in pieno. Considero inaccettabile che per oltre 20 Km non ci sia una lampadina accesa se non quella dei miei fari. Paghiamo tasse a non finire, imposte, accise, tasse per l’acqua, aria, gas, per i coriandoli a carnevale e porca miseria anche le luci spente???

Ebbene, i primi lampioni accesi li ho trovati su via Aurelia vicino Euronics. A quel punto mi sembrava di essere a Las Vegas, credetemi. Tra l’altro i lampioni hanno una pessima luce: fioca e gialla. Solo in alcuni tratti (ad esempio le gallerie) c’è una luce chiara, bianca e splendidamente funzionante.  Quasi un anno fa, era il 3 novembre 2012, una donna è stata travolta sulla tangenziale: l’illuminazione pubblica era spenta. La legge di stabilità 2012 – 2013, che prevede tagli e ottimizzazioni dei consumi, in merito all’illuminazione pubblica, ha parlato di “affievolimento”. Come si legge in questo articolo del Sole 24 Ore, l’illuminazione perderà potenza ma non si spegnerà e allora perché diavolo non c’era una lampadina accesa per 20 km di tragitto? Ad ogni modo questo post mi fa venire lo spunto per dare due consigli fondamentali per chi viaggia di notte.

Seguite il vostro senso di sicurezza. Di notte, generalmente, si riduce e quindi si tende ad andare più piano. L’occhio vede di meno e quindi si è più cauti. Seguite questa cautela: SEMPRE.

Provate degli occhiali con lenti gialle. Io ne ho fatto uso per diversi viaggi e sono fantastici ed ecco il motivo.

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Il giallo è, in assoluto, il colore che l’occhio riesce a sfruttare meglio anche in condizione di scarsa visibilità. Per questo, in teoria, i lampioni dovrebbero emettere quella fioca luce giallognola (piuttosto schifosa a mio dire). A questo proposito alcuni motociclisti mi hanno chiesto un parere circa le marche. Io ho provato la Bertoni e non sono affatto rimasto soddisfatto. Intendiamoci, le lenti sono stupende. Si riesce a guidare in modo praticamente perfetto ma la montatura che ho provato, per quanto ultra leggera e venduta come ultra resistente…era così fragile che alla quarta volta una delle stanghette si è spaccata. Chiamata la Bertoni, ho preteso la sostituzione e cinque settimane dopo eravamo da capo a venticinque. Che tristezza. Peccato perché le lenti sono ottime.

Un piccolo itinerario per i romani

Questa mattina, avendo un pochino di tempo libero, ho continuato su via Aurelia e ho lasciato Roma. Inutile dirvi la piacevolezza del viaggio quando, avendo spento tutti i navigatori (cellulare e TomTom), ho lasciato la strada statale e mi sono avventurato in sole strade interne. Esiste una località vicino Roma chiamata Testa di Lepre, conosciuta per la produzione di carne più che altro. Ebbene, quella zona è tutta da esplorare, con stradine semi-deserte e paesaggi da fotografia ad ogni curva.

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Le condizioni del manto stradale erano molto buone (quella nella foto è l’unica toppa che ho trovato ed era fatta benissimo). L’itinerario purtroppo non l’ho registrato ma ho cercato di ricostruirlo su GMaps e lo trovate a questo indirizzo. Vi raccomando di uscire con la calma giusta per rispettare sia i limiti dell’Aurelia, sia la bellezza del paesaggio. Auguro a tutti voi una splendida domenica.

Ecco la nuova batteria

È finalmente la batteria al litio è arrivata. Vi dico subito che è dotata di bulloncini che permettono alle viti di bloccarsi (quindi è diversa dall’attacco classico delle batterie BMW) e di piedini che regolano l’altezza corretta della batteria per agganciarsi al supporto in plastica che la trattiene dal muoversi. La prima cosa che ho notato, al di là della bellezza grafica, è il peso.Praticamente avete poco più di 100 grammi in mano contro gli altro 1300 della vecchia batteria. Impossibile da credere.

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Inoltre, come notate dalla fotografia, la batteria è dotata di un tester che permette di misurarne le potenzialità. L’installazione è stata molto semplice la batteria ha garantito un’accensione immediata e molto netta.

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La batteria ha un costo di 100 euro circa e altre caratteristiche riporto dal sito Motomania.

Fino ad oggi le batterie sono sempre state realizzate con la tecnologia piombo-acido, il litio rappresenta quindi una svolta decisiva nel mondo delle batterie. I vantaggi che rendono la nuova batteria Lithium Ion la novità più interessante del 2011 sono innanzitutto le dimensioni ridotte del 30% circa rispetto alle batterie tradizionali, e più leggere mediamente del 50%!

La potenza è di circa quattro volte superiore rispetto alle batterie standard: 40CA contro i 10CA delle batterie al piombo. Questo vantaggio si traduce nella possibilità di erogare forti correnti di accensione permettendo così avviamenti sicuri anche alle basse temperature invernali e con i motori bicilindrici di grossa cubatura (Ducati, BMW, ecc.) che richiedono alti valori di corrente di spunto all’avviamento. L’assenza di piombo, di acido e di altri metalli pesanti rende la batteria Skyrich Lithium Ion non inquinante, non esplosiva e non infiammabile. E’ quindi l’ideale per viaggiare con energia pulita ed in massima sicurezza. Un ulteriore importante vantaggio è dato dal ridottissimo tempo di ricarica: sono sufficienti 6 minuti per una ricarica al 90%! La durata del ciclo di vita della batteria è stimato in circa 2000 cicli, contro i 150/300 di una batteria standard di qualità, mentre il mantenimento di carica è di circa 1 anno, contro 6 mesi delle batterie tradizionali.

Insomma cosa dirvi se non: ve le raccomando!

Sulla morte di Giorgio Romboni

Questo sarà un articolo un po’ particolare poiché non ho intenzione di scrivere di Doriano Romboni ma ho intenzione di “usare” la sua morte per divulgare un messaggio. Io non comincerò a scrivere di lui come se fosse un fratello, un amico, o cose simili.Voglio comunque mandare un messaggio.

Doriano Romboni, descritto in modo molto piacevole in questo articolo, era un pilota professionista. Una persona che saliva su moto che sapeva dominare ma anche portare a livelli talmente alti da essere “tra i migliori”. Oggi Doriano Romboni è morto e lascia moglie e figli. Questo per dire a tutti voi che guidate le moto di fare attenzione perché le disattenzioni, gli incidenti, capitano e ci restano secchi anche i migliori. Siate prudenti e ricordate sempre che non siete da soli in strada e che la strada non è una pista. La moto richiede due cose importanti:

1) Disciplina.

2) Tecnica.

Si può guidare una moto senza tecnica ma non si può guidare una moto senza disciplina.

Questo articolo è rivolto anche a tutti quei guidatori che trascurano la manutenzione delle auto e vanno in giro con fari rotti, frecce mai inserite e cellulari stampati all’orecchio. Anche voi non siete soli in strada, abbiate un po’ di decenza, educazione e se ci scappa anche altruismo. Le vite sono importanti.

Una ricarica e mezzo

Come promesso, vi mostro innanzitutto la foto della batteria BMW sotto ricarica. Era carica ad un quarto e sta ancora caricando. La cosa divertente sono i dati che leggete di seguito:

Ho acquisto la moto nel settembre 2013

La moto è del 2010

La batteria dovrebbe esser stata montata entro il 2011

La batteria è stata ricaricata (suppongo la prima volta) nel 2009

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Fondamentalmente non ci sarebbero anomalie in questo, se non per il fatto che dopo dal 2010 ad oggi sono passati 3 anni e forse, con l’acquisto, avrebbero potuto cambiarla.

Arriva il freddo e se ne vanno le batterie !

Pare sia risaputo che le moto BMW GS soffrano di un piccolo “difetto”. Con l’arrivo del freddo, perdano la capacità di accendersi “a freddo”. La batteria, in sostanza, non sembra essere di particolare qualità. Un fenomeno che, personalmente, trovo piuttosto curioso se considerassimo il fatto che in Germania ci sono temperature ben più rigide che in Italia. Ad ogni modo, girovagando nei forum, mi sono fatto un’idea molto chiara del problema e ho scelto una soluzione che vorrei raccomandarvi.

In sostanza il problema riguarda l’accensione a freddo. Il GS effettua il pre-ride correttamente ma quando si va ad accendere il motore, un rumore metallico sostituisce il rombo, seguito subito dopo da un singhiozzo smorzato. A questo punto, se tutto va bene, il motore tedesco parte. Altrimenti, come molti utenti hanno riferito, c’è il silenzio. È da tenere presente che il problema si verifica a freddo e non a caldo e quindi una volta partita la moto è “inarrestabile”.

Per risolvere il problema ho provveduto al cambio della batteria con una al litio: molto più leggera e compatibile con il GS come è possibile leggere da questa descrizione. Vi farò sapere come funziona questo nuovo gioiello ma intanto godiamoci il natale e le batterie “tropicali” della BMW!

httpv://www.youtube.com/watch?v=ZUf_bkyXXvs

Imparare a fare Off-Road? Enduro Camp!

Oggi vorrei parlarvi di un’iniziativa fantastica. Si chiama “Enduro Camp” ed è una scuola per imparare il fuori strada. L’iniziativa è promossa da Motorex, Marmorata Machine, Moto Days e Run X Fun. I corsi di avviamento si articolano su 3 giorni con base presso la sede di Orte (VT) ed il programma sarà il seguente:

  • Venerdì sera ritrovo ad Orte e, durante la cena, i tecnici di Run For Fun monteranno gomme adeguate sulle moto dei partecipanti.
  • Sabato e domenica mattina verranno dedicati alla didattica ed alle uscite su itinerari specifici senza la presenza di mulattiere feroci e la domenica pomeriggio le moto verranno risommate con le coperture originarie.

Durante l’anno verranno organizzate uscite di livello superiore dedicate a chi ha già frequentato uno dei corsi di avviamento, per perfezionare la propria tecnica di guida. Ovviamente c’è la possibilità di noleggio di moto ed attrezzature direttamente presso la sede centrale.

Per maggiori informazioni:

http://www.runxfun.it

info@runxfun.it

+39 348 3311582

Moto mia ma quanto mi costi?

Oggi vorrei parlarvi di una delle principali ragioni/credenze che spingono le persone potenzialmente appassionate alle moto, a non avvicinarsi a questo fantastico mondo: i costi.  Tutto ruota intorno ad un’affermazione piuttosto scontata:

La moto è un mezzo costoso

Lungi da me cercare di dimostrare il contrario. Sarebbe impossibile sul piano prettamente numerico. La moto è un mezzo molto costoso ma, e questo è altrettanto vero, è un mezzo che vive di controsensi. Un motociclista appassionato si diverte anche quando piove, quando fa freddo, quando ci sono curve e tornanti impegnativi. Questo perché la moto è, a differenza della macchina, un mezzo estremamente più “intimo” e personale. L’esperienza di guida cambia così tanto da rendere ogni esperienza unica. Un cambio gomme, per un motociclista, diviene un momento di assoluta criticità paragonabile all’appuntamento che le donne prendono con il loro parrucchiere.

Una moto costa, mediamente, 2.500 – 3.500 euro all’anno tutto incluso (assicurazione, bollo, rifornimenti, etc…). Stiamo parlando di un 750 sportivo (230Km di autonomia) , guidato da un ragazzo di 25 anni, tutti i giorni dell’anno. Il costo è, in gran parte, fatto lievitare da un’assicurazione che si conquista circa il 70% del peso della spesa se confrontato con le altre tipologie di voci (accessori, manutenzione, etc…).

Questo costo, però, è comprensivo di un valore intangibile: il benessere. Il motociclista gode nel guidare un mezzo in cui può ritrovarsi e questo avviene tanto in una strada assolata, quanto nella difficoltà di una città trafficata e sommersa dalla pioggia. In sostanza il costo è compensato di un piacere che, diciamoci la verità, in macchina non si prova quasi più se non andando fuori città o in tarda notte, quando le strade sono deserte e i semafori lampeggianti.

Ma si possono abbattere i costi?

Nel mondo motociclistico, ad eccezione del ramo assicurativo (vera spada di Damocle), i costi ormai oscillano in tutte le direzioni. I prodotti più anonimi e commerciali, che garantiscono una qualità discreta, sono accessibili a tutti. Il prezzo poi può salire fino a pagare un paio di guanti circa 1000 euro. Una spesa forse eccessiva ma che garantisce che le vostre mani siano salve anche superati i 150 chilometri orari mentre correte in pista. La vostra sicurezza ha un prezzo che dovete stabilire voi!

Gli abiti da pioggia sono la stessa cosa. Avete il nylon: poco costoso, assolutamente protettivo dall’acqua, che si trasforma in una camera per farvi sudare non appena avete chiuso metà cerniera.

Poi c’è la cordura. Apparentemente spacciata per impermeabile, in realtà parzialmente impermeabile perché tollerante ad un’elevata colonna d’acqua e poi…poi diventa come latte e pan di stelle. Una pappetta umida.

Ingine c’è il goretex. Impermeabile, salvo conche d’acqua stagnante nelle pieghe della giacca, e traspirante. Bello vero? Il tessuto più costoso ma, con una grande resistenza e durabilità.

Ma il paradosso è quando si è principianti, nell’auspicare un risparmio e per la poca esperienza, si finisce per commettere degli errori madornali. Si comprano prodotti appena discreti, si è costretti a ricomprare abiti con, però, una qualità superiore. Insomma, si spende il doppio. Non fatevi intimorire dalle spese. Basta una buona pianificazione e l’intelligenza di ricordare che nessuno vi regala niente. Un investimento iniziale sull’attrezzatura e l’accortezza nell’utilizzo vi faranno risparmiare soldi. Non lasciatevi intimorire quindi e ricordate che nessun’auto (o quasi nessuna) potrà regalarvi quella sensazione di libertà che una moto può darvi anche solo accendendo il motore.

Valigie laterali: l’odissea finisce…vincono le Trax

Questo pomeriggio è finita l’odissea delle valigie laterali in alluminio. È finita con la mia moto dentro il negozio Marmorata. Il preziosissimo Paolo, guardando il terminale Akrapovic, mi ha detto queste testuali parole:

Il kit Trax è compatibile. Mi ci gioco mia nonna.

Tutto sta nel capire se la nonna di Paolo è viva…scherzi a parte, essendo venuto a piovere, mi ha detto direttamente:

Metti la moto in negozio. Ti monto io tutto.

E con queste premesse il BMW GS 800 F è entrato nel negozio di Marmorata e Paolo ha iniziato a montare il tutto. Vi confermo che:

  1. Il telaio Trax è compatibile con il terminale Akrapovic
  2. L’installazione è compatibile con la piastra per il toccasse vario di BMW. Quindi, per farla semplice, avrete la vostra valigia in alluminio, senza dover rinunciare al topcase della marca tedesca.

Il prezzo? 475,00 euro compreso di:

  1. Telaio rimovibile SW Motech
  2. Borsa sinistra da 33 litri
  3. Serratura di bloccaggio al telaio e di serratura di bloccaggio della valigia.

Tempo di installazione un’ora e quaranta minuti comodi a chiacchierare con tutta la calma del mondo.

Hepco&Becker fallisce con le valigie Gobi ecco perché….

Qualche settimana fa nell’articolo relativo alla compatibilità delle valigie in alluminio ed il terminale Akrapovic, un utente di nome Roberto lasciò un commento molto prezioso in cui, tra l’altro, parlava delle famose :

Le valigie che tu hai proposto (Hepco&Becker, Gobi) non sono bellissime, rispetto le meravigliose MyTech, ma alla fine, ha senso spendere un patrimonio per poi ritrovarsi con le valigie aperte SOLO perché la “bimba pachiderma” ha deciso di farsi un riposino? Credo che venderò il kit MyTech presto, per acquistare le Gobi. Brutte ma comode e resistenti.

Avevo chiesto a Roberto, via mail di tenermi aggiornato e questa sera, con una lodevole solerzia, Roberto è tornato a farsi sentire dandomi una notizia a dir poco sconcertante. Leggete qui:

Ciao Iena, news sulle GOBI. Da un rivenditore molto affidabile ed onesto, ho saputo che le GOBI a lungo andare, cominciano a perdere aderenza sugli attacchi con conseguenti scricchioli, rumori e vibrazioni come si dovessero staccare da un momento all’altro. In particolare ciò avviene quando le GOBI vengono lasciate sotto il sole, abbastanza ovvio per le moto (non credi?). Inoltre pesano un botto rispetto altre soluzioni. In particolare il rivenditore Wunderlich, mi ha detto che oltre tre clienti hanno riscontrato il problema sopra esposto con conseguente richiesta di cambio in garanzia. Cambiate, ma dopo un po’ solito problema di prima ;-( Sto valutando le Xplorer sempre della Hepco. Vedremo. Ciao. Roberto

La testimonianza ri Roberto è importante e per questo non mi stancherò mai di ringraziarlo. Questo blog è utile grazie anche ai vostri commenti e alla vostra collaborazione. Bene Roberto, risponderò con piacere alla tua domanda. Essenzialmente il problema è semplice: le Gobi sono di plastica e il sole tende a spaccare la plastica. Può volerci più tempo ma la plastica al sole si cristallizza e si spacca. Non mi sorprende ed è stato, da sempre, un elemento che mi ha fatto dubitare delle Gobi oltre a quello, più logico, che se ti si storce l’alluminio forse riesci a raddrizzarlo con qualche martellata ma la plastica è “andata” e in viaggio potrebbe essere un problema.

Nel frattempo invece, vi segnalo che mi ha scritto la Touratech confermandomi piena compatibilità tra il terminale Akrapovic e le valige Zega Pro. Ecco il messaggio:

Buongiorno Non vi sono problemi con il terminale Akra da lei installato. Saluti G.

Detto questo, e ringraziando nuovamente Roberto per la collaborazione, mi auguro che nessuno di voi, al momento, abbia fatto l’acquisto delle Gobi e speriamo che in futuro la Hepco&Becker possa risolvere il problema.

Un airbag per i motociclisti

Oggi vorrei parlarvi di un prodotto di cui sono stato scettico per molto tempo. Per la prima volta, però, ho avuto modo di confrontarmi con una soluzione ben riuscita. Si tratta di un gilet-airbag da indossare sopra le giacche che normalmente siamo soliti portare. Questo prodotto si attiva mediante la classica spoletta meccanica che, allo sgancio, gonfia in 0,8 secondi un airbag che va a copertura di tutta la schiena, incluse le prime cinque vertebre cervicali, tristemente note per essere coinvolte in pesanti traumi (proprio dal casco a volte). Il prodotto non ha un costo eccessivo (417 euro circa) a fronte del fatto che è possibile ricaricarlo e riutilizzarlo in qualsiasi momento tramite una comune bomboletta di Co2. Vi consiglio, però, di vedere il video perché vengono mostrate tutte le procedure che interessano il prodotto. Attivazione, scarico, cambio bombola, insomma tutto quanto. Spero che questo possa tornarvi utile e, mi raccomando, prudenza! Tutte le altre informazioni anche qui: http://www.motoairbag.com

httpv://www.youtube.com/watch?v=qls20ll9eoE

httpv://www.youtube.com/watch?v=l79vwhgv8ZQ

Il motociclista legge l’asfalto

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Questa mattina a Roma pioveva. Una pioggia sottile dopo una nottata di temporale. Vi lascio immaginare in che stato era il manto stradale. Buche che si sono generate la note, detriti di varia natura, frammenti di asfalto che sembra la polvere dei Pan di Stelle. Insomma, il panico. Se a questo aggiungete che, per pagare di meno, la pulizia delle strade viene effettuata la mattina tra le 08:00 e le 08:30, con acqua saponata (anche oggi che pioveva), comprenderete bene quanto sia importante per un motociclista, saper “leggere l’asfalto”.

D’altronde chi porta una moto lo sa: il timore più grande è la macchia d’olio, seguita dal brecciolino e, a sua volta, dai sampietrini (bagnati sono tremendi). Mi sento di dare qualche consiglio, soprattutto a chi approccia la moto solo quando è bel tempo. Una serie di piccoli consigli che, a mio avviso, vi faranno campare più a lungo all’interno di una giungla metropolitana come Roma (che, quanto al traffico, non ha niente a che invidiare a Napoli).

  1. Guidate con prudenza. So che sembra una cosa retorica ma lasciatevelo dire da chi ha avuto più di tre incidenti: la distanza di sicurezza è sempre insufficiente. Se ve ne private, vi priverete anche della possibilità di tentare una manovra evasiva.
  2. Indossate indumenti consoni. Ricordate sempre che le principali cause di morte sono il trauma alla testa e quello alla schiena.
  3. Evitate di essere in linea con macchine e motorini. Se inchiodassero le prime rischierebbero di diventare un’ostacolo che non riuscireste a scansare. I secondi si metterebbero di traverso con danni non indifferenti.
  4. Evitate il brecciolino, se doveste passarci sopra per forza rallentate.
  5. Controllate il manto stradale avendo cura di evitare pozze d’acqua (non sapete quanto sono profonde e cosa ci sia sotto).
  6. Evitate il metallo, perché tombini e grate fanno perdere immediatamente aderenza alla ruota.
  7. Dosate bene il freno posteriore perché gran parte del peso è posizionato dietro e quindi la ruota tende ad andare più facilmente in bloccaggio (specialmente sui sampietrini bagnati).
  8. Tenete il motore tirato, specialmente il due cilindri può avvantaggiarsi del freno-motore. Usatelo, è importante. Farete lavorare meno il freno posteriore e avrete un rallentamento più lineare.
  9. Mettetevi in condizione di non dover affrontare la moto. Significa evitate di trovarvi nella condizione di doverla recuperare facendo, ad esempio, una piega eccessivamente brusca su una strada bagnata. Ricordatevi che recuperare una moto può essere estremamente difficile in determinate condizioni.
  10. In caso di caduta, e questo vale sempre, evitare di rimanere attaccati alla moto. Le vostre gambe saranno sotto la moto e lei è di plastica, ferro e acciaio. Una volta a terra non rialzatevi ed impedite (se rimanete coscienti ovviamente) a chiunque di togliervi il casco anche se voi ritenete di star bene. 
  11. Ricordate che ci sono gli altri. Abbiate sempre un’occhio di sfiducia e timore verso la vostra moto e gli altri. Vi aiuterà a mantenere la guardia alta e a rimanere vigili ma ricordate sempre che nelle macchine accanto alle quali passate, ci sono anche bambini. Se proprio dovete fare una manovra azzardata, prendetevi qualche istante per capire chi state mettendo a rischio.

Buona guida ragazzi.

Gita: monte Guadagnolo

Carissimi volevo condividere con voi l’esito di una gita inaspettata che mi sono trovato a fare questa mattina. Nonostante il giorno di festa avevo un appuntamento di lavoro, saltato per clemenza del cliente e quindi, di punto in bianco, mi sono ritrovato con un GS carico di benzina, un maglione nel topcase e un pranzo caldo dentro lo zaino. Insomma, i presupposti c’erano tutti per accendere il TOMTOM e puntare il dito. Sono andato sul monte Guadagnolo, ad un’ora e mezza di macchina da Roma e molto vicino a Subiaco. Vi dico subito che il viaggio, traffico permettendo per uscire da Roma, è molto piacevole. Un numero discreto ma non fastidioso di motociclisti rende il tutto particolarmente gradevole. Diciamo che la strada che ho scelto parte da via Prenestina e si snoda fino al monte guadagnolo. Qui potete vedere il percorso: http://goo.gl/maps/Crb8a

Continua a leggere Gita: monte Guadagnolo

BMW F800GS: Il caricatore USB che carica a singhiozzi

Questa mattina mi sono deciso a risolvere un problema che, da circa due mesi, affliggeva la mia moto. Il problema, intendiamoci, si è presentato da subito. Ho notato che, quando inserivo il carica iPhone nella presa di corrente sul finto serbatoio, la carica arrivava a singhiozzi. Il manuale BMW segnala, a pagina 78, un laconico:

In caso di tensione della batteria insufficiente o di superamento del carico ammissibile la presa viene disattivata automaticamente.

Dopo un rapido consulto con alcuni conoscenti su internet, uno di questi mi ha fatto notare che alcuni caricatori, al fine di garantire una carica più veloce, scaldavano parecchio proprio perchè assorbivano troppo. Non a caso, quando sono andato a prendere il telefonino ieri, mi sono reso conto di quanto scottasse. In precedenza avevo dato la colpa al caldo ma, in questi giorni autunnali, la temperatura è decisamente diversa. La soluzione è affidarsi ad un caricatore diverso, magari consigliato da qualcuno che non ha questo stesso problema. Mi sembrava un consiglio utile da dare a chi, come me, non sapeva dove sbattere la testa.

Quando la moto è Donna

Ultimamente sulle strade ho visto più moto ma, cosa che mi fa più piacere, ho visto tante donne e ragazze in moto. La donna in moto ha un fascino particolare, non c’è che dire. Una donna in moto riesce a rendere femminile un mezzo che, per la sua aggressività, rischia di esser scambiato per maschile. La domanda annosa è: la moto è donna o uomo?

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In realtà, nella mia esperienza motociclistica, mi è capitato di imbattermi in donne dalla guida così pulita, veloce e perfetta da essere definita “da pista” ma la moto è, per molte donne, un mezzo percepito come “irraggiungibile” o “difficile”. C’è chi sostiene che sia per il peso, chi per l’altezza, chi per una paura non ben definita. Io trovo che l’accoppiata donna-moto sia stupenda purchè non ci siano eccessi: la donna deve avere una moto proporzionata al proprio “spirito” e alle proprie capacità (questo vale anche per l’uomo), inoltre mi fanno ridere le foto con le modelle in bikini sulle moto. Per carità, bellissime ma un po’ ridicole se li paragonate a due occhi femminili che, come un felino, ti scrutano dalla visiera.

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Qualche giorno fa ero a cena con colleghi motociclisti e ho avuto modo di fare la conoscenza di Betta, fiera proprietaria di una moto con cui ho fatto scuola guida. Una moto bellissima e non propriamente “femminile” nell’immaginario comune. Parlando con Betta ho visto un’amore spassionato verso questo mezzo e le ho chiesto di condividere la sua esperienza in una semplice intervista che vi sottopongo.

Ciao Betta! Grazie di aver accettato l’intervista. Prima di cominciare ti va di dirci qualcosa in più su di te? (Nome di battesimo, età , città da cui scrivi, moto ed eventuale nome della due ruote).

Ciao mi chiamo Elisabetta ho 34 anni sono nata e vivo a Roma.

Puoi dirci come è nato l’amore per la moto, cosa ti ha cambiato?

Quasi un anno fa (mancano pochi giorni!) ho comprato una fantasistica G 650 GS che ho chiamato Lella! Le moto mi sono piaciute da sempre e ancor di più il pensiero di poterci viaggiare. Non che mi dispiaccia il ruolo di passeggero ma da qualche anno sentivo l’esigenza di guidare e di avere una moto tutta mia.

Quali sono state le principali difficoltà che hai incontrato nell’imparare a guidare la moto?

Inizialmente la paura era tanta! Sono passata da un motorino di cilindrata 50 a una 650…non fosse altro che per le marce e il peso, all’inizio non nego di aver pensato: ma chi me lo sta facendo fare!!!???? Poi una volta presa la patente e comprata la moto è iniziata la sfida e direi che il risultato è soddisfacente! Le cose che più mi preoccupavano appena ho cominciato a guidare erano le altre macchine e….parcheggiarla! avevo il sacro terrore di farla cadere.

Che tipo di pilota sei? Prudente, sportiva, etc…

Che pilota sono? Bhè diciamo che giro per la mia bellissima Roma e dintorni e senza fretta e senza troppa follia. Non sono una spericolata, anzi sicuramente sono molto prudente! Ogni tanto commetto qualche errore ma Lella me lo perdona e mi insegna ogni giorno qualcosa di nuovo!

Molte ragazze considerano la moto un mezzo esteticamente ma molto scomodo per la vita quotidiana. Niente tacchi, niente gonna, etc… Cosa ti ha fatto innamorare della motocicletta?

…ritengo i tacchi decisamente più scomodi della moto!!!

Cosa consiglieresti ad altre ragazze incerte ma potenzialmente inclini all’acquisto di una moto?

Consigli?? Non credo di averne tanti da dare, la moto deve piacere, la devi sentire un po’ dentro. L’unica cosa che forse potrei consigliare è di iniziare con una moto facile, non troppo alta, che in qualche modo sia “rassicurante”. Per quanto mi riguarda la mia scelta è stata perfetta per iniziare! Non è una moto nervosa e scattante, ma era quello di cui io avevo bisogno. Non ritengo noi donne tutte uguali, abbiamo esigenze e bisogni differenti, quindi, semplicemente: ad ognuna la sua moto!

Molti uomini guidano la moto e non hanno interesse per gli aspetti meccanici, altri impazziscono. Tu sei curiosa oppure “basta che la moto cammini ed io sono felice” ?

Sono una donna curiosa in generale; mi piace sentire parlare di motori, qualcosa la capisco, qualcosa un po’ meno…sicuramente adoro il rumore del motore, più che le chiacchiere!

C’è un’esperienza particolarmente bella (una gita, un evento) che ti ha colpito al punto di volercela raccontare?

Negli ultimi anni ho viaggiato molto in moto, ma se devo essere sincera mi ricordo con emozione i giorni in cui ho imparato a guidare la mia moto: ho avuto la fortuna di poter imparare per le strade della Sardegna, nel mese di novembre. Le strade erano praticamente tutte per me! Eravamo Lella, io e il mare che ci guardava sorridendo! È stato bellissimo e indimenticabile, soprattutto perché ho avuto la consapevolezza di poter essere anche io un pilota!

MyTech: un’azienda tutta italiana

Oggi vorrei fare qualcosa di diverso, vorrei presentarvi un’azienda tutta italiana che sforna delle valige laterali veramente belle: le famose Mytech (http://www.mytechaccessories.it/).

MyTech é un marchio della Meroni F.lli , azienda che da oltre quarant’anni é presente sul mercato con progettazione e produzione di stampi.

Le differenti tipologie di lavorazione hanno ampliato il know-how sul prodotto fino a raggiungere la certificazione di qualità ISO 9001. Le capacità produttive e il management hanno proiettato l’azienda in una realtà imprenditoriale rivolta a soddisfare un mercato sempre più esigente, affrontando sfide importanti come la produzione MyTech, oggi brand di riferimento nel settore del mototurismo. I nostri prodotti si distinguono per l’elevato grado di innovazione e design, ma soprattutto per l’attenzione rivolta alle reali esigenze del mototurista, indispensabili infatti sono i consigli e le indicazioni che riceviamo dai nostri test driver, “motociclisti veri” che vivono le due ruote in tutte le situazioni, dalle più estreme al quotidiano.

L’azienda vanta prodotti veramente notevoli ed io mi ci sono imbattuto nell’ormai estrema ricerca di un kit di valige laterali. Con molta serietà, nel trattamento del mio caso specifico (valutare se il terminale Akrapovic fosse compatibile con le loro valige), l’azienda ha dimostrato molta flessibilità e disponibilità nella gestione di un eventuale ordine che, successivamente, dovesse risultare  incompatibile. I prodotti MyTech sono così tanto apprezzati che sul sito, invece della classica galleria personale, hanno album creati dagli utenti con la dimostrazione dell’apprezzamento verso il loro prodotto.

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Compatibilità tra borse laterali e terminali di scarico

Da quado sono entrato in possesso della mia BMW F 800 GS, mi sono imbattuto in un problema annoso: può il terminale Akrapovic, installato dalla stessa BMW, essere considerato alla stregua di un terminale originale nella scelta delle valige laterali? Ovviamente no. I telai risultano incompatibili e i produtti spesso non garantiscono. Mi sono trovato quindi nella condizione di cercare di capire quali telai potessero risultare compatibili. Questo post ha lo scopo di raccontarvi la mia esperienza sperando che possa tornarvi utile.

Il principio: l’abito fa il monaco

la situazione iniziale è presto detta: la BMW fa uscire il GS con due marmitte, l’originale e l’Akrapovic. La seconda è esteticamente più bella e fa guadagnare 0,7cv al motore (praticamente nulla). Non è quindi necessario rimappare la centralina o intervenire da qualche altra parte. Si svita il bullone di sostegno, si sganciano le molle, si estrae una marmitta e si infila l’altra. Niente di più semplice…niente di più problematico.

L’Akrapovic non è considerata originale dai produttori di accessori e quindi non viene testata. Non importa che sia BMW a farla uscire con questa marmitta, non importa che moltissime BMW le montino, i produttori (in parte giustamente) non la prendono in considerazione. Ogni accessorio viene provato con gli accessori originali, il resto è un terno a lotto ma come avvengono queste prove? Nel corso delle mie piccole indagini ho parlato con molti produttori (alcune esperienze le trovate nel blog) tra cui GIVI, MyTech, etc… la risposta è sempre stata la stessa.

Testiamo i nostri prodotti sulle configurazioni originali, grazie soprattutto alla collaborazione con alcuni rivenditori BMW che ci consentono di provare le installazioni su moto esposte. Non c’è la possibilità di provarli con marmitte o accessori diversi, significherebbe spendere un capitale per cercare di provare tutte le configurazioni.

Direi che la posizione di tutti i produttori è la stessa e che sono tutti allineati nel garantire la compatibililità piena con l’assetto originario ma allora cosa accade e come comportarci quando un accessorio come uno scarico è diverso?

Facciamo una foto ricordo?

Ebbene sì, ad un certo punto ho scattato foto, preso misure e contattato i produttori. Tutti erano curiosi di determinare se e come il loro prodotto potesse essere considerato compatibile con l’Akrapovic. Per loro rappresentava un maggiore flusso di vendita, per me la risposta ad un problema. Dalle foto è emersa una cosa piuttosto banale: i telai, lato marmitta, hanno generalmente due tipi di “attacco” sul codone. Il primo è più basso ed entra nell’area dell’indicatore di direzione. Il secondo tipo è molto più ampio. Dobbiamo considerare che i terminali aftermarket, generalmente, sono più stretti dell’originale BMW ma l’Akrapovic si rivela leggermente più alto e quindi ingombrante. Quei due o tre centimetri potrebbero corrompere il vostro acquisto. Prendiamo come esempio le immagini riportate di seguito: sopra c’è il telaio GIVI, e sotto il telaio Trax EVO

telaio GIVI

telaio TRAX

Potete notare facilmente le differenze. Nel telaio di sinistra (GIVI) l’archetto di sostegno superiore passa sotto l’indicatore di direzione. Infatti la stessa GIVI mi disse che l’altezza del terminale Akrapovic poteva rappresentare un rischio di compatibilità nel montaggio. A questo proposito vi riporto anche una foto del terminale Akrapovic visto da dietro.

fotoGS

Il telaio delle valige Trax passa sopra l’indicatore di direzione che, come mostrato dalle foto, non è superato invece dal terminale Akrapovic. Ne consegue che la compatibilità sarà molto elevata.

Il consigli di chi produce

Sostanzialmente, oltre a quanto riportato sopra, che motiva come mai le prove non vengano fatte con accessori diversi, i produttori raccomandano agli utenti di prendere contatto con alcuni negozianti di fiducia ed effettuare le prove di compatibilità “vestendo” il telaio senza necessariamente montarlo. Appoggiare il telaio è spesso risolutivo ma non nei casi in cui calza al millimetro. Stringere i bulloni può comportare un irrigidimento della struttura a carico della marmitta. Inoltre è sconsigliato fare come mi ha raccomandato un produttore: “può sempre modificare il telaio da se con l’aiuto di un fabbro”.  Bene, immaginate di essere a 130 Km/h e la staffa che avete montato cede facendo cadere la valigia in alluminio che rotola e rimbalza fino ad entrare nel parabrezza dell’auto dietro di voi. Ok, una scena d’azione niente male ma…voi rischiereste?

Il mio consiglio

Posso solo darvi tre tipi di consigli:

  1. Non abbiate fretta. Scattate foto, osservate dettagli e valutate ogni aspetto.
  2. Contattate direttamente i produttori: sono tutti molto disponibili.
  3. Fate la prova presso un negoziante ma, soprattutto, consultate internet. Benchè le risorse che mettano in risalto le eventuali incompatibilità sono al momento quasi inesistenti, esistono molti forum con fotografie che potrebbero dimostrarvi che ciò che vorreste è possibile.

Notate che molti terminali aftermarket sono, oltre che più stretti, anche sensibilmente più corti e quindi non ci sarebbe alcuna difficoltà nell’installarli. Io alla fine ho notato che le TRAX EVO, che sono rinomate per la qualità ma anche per l’ingombro (i telai sporgono) sono montati dalla casa produttrice e documentati con l’Akrapovic. La foto mostra l’assetto a telaio montato con Akrapovic fatto dal sito Bikerfactory.

telaio TRAX-bikerfactory

 

Comprerò queste valige? Chissà…questo è un altro paio di maniche.