Il secondo giorno è stato, senza dubbio, carico di emozioni e di fatica ma tutto è andato bene. Un po’ di storia e un po’ di consigli per chi desidera intraprendere questo viaggio, agli altri lascio un po’ di cronaca per viaggiare con me.
Quando è suonata la sveglia mi sono accorto che alla fine mi ero addormentato. Solo due ore ma meglio di niente. Il proprietario dell’albergo, un po’ burbero, mi dice di non aver fretta di pagare ma di sedere e fare la colazione. Un nescafè (ora lo so che tra voi ci saranno gli amanti di questa bevanda ma…ma che cazzo è?? No, non ce la faccio. La bevevo a casa di una conoscente ma non ha niente a che vedere con il caffè vero e proprio. Totò Le Motò si porta dietro la moka…chiamalo scemo). Mangio due cornetti e bevo un’aranciata. Non ho intenzione di pranzare prima delle 16.00 e quindi preferisco tenermi in forze. Scambio due parole con il proprietario. Capelli neri tirati indietro, maglietta bianca, pantaloncini blu scuro, calzini corti al polpaccio bianchi e sandali. Un genio, credetemi.
Lavora da molto qui?
Oltre 20 anni.
È suo quindi?
Sì.
Ho visto il poster di Rocky Rogers (clicca qui se non sai chi è R.R. tanto non lo sapevo neanche io). Complimenti, quando è stato qui?
Nel 2001.
Non era di molte parole ma vi assicuro che teneva e tiene a quell’albergo come alla sua vita. Ve lo dico perchè ho ascoltato a lungo un sacco di conversazioni che ha avuto con inservienti e camerieri. È veramente molto attento. Vado a pagare, la carta prepagata è bloccata perchè il sottoscritto ha dimenticato il PIN, o meglio…ha scritto quello sbagliato (sono un coglione). Fortunatamente ne ho altre due e una di queste è il mio bancomat e quindi finchè dura…
Fermo prima del casello a fissare quel cartello. Fermo con i pensieri chiusi dentro il casco e quelle parole che rimbalzano dentro la memoria fatta di sorrisi, incitamenti e sguardi, sguardi anche di chi non c’è più. Parole semplici….
Ce l’hai fatta…ce l’hai fatta.
Le cose sono cambiate, ho praticamente superato il confine, davanti a quella galleria tutto si è fermato. Solo un mezzo sorriso e quello sguardo di chi ha atteso un avversario fino alla ripresa giusta e ora sa che può distruggerlo a cazzotti. Da ora cambia tutto…e così è stato. Vi (s)consiglio di imitarmi, leggete il perchè.
Oltre quella frontiera c’è un altro stato, oltre quello stato c’è un destino nuovo e diverso. Le ruote sono calde, il motore acceso aspetta solo che io apra il gas e mi fiondi in quel tunnel lunghissimo che mi separa dalla nuova terra e che, veramente, inizi il mio viaggio. È una giornata strana, accanto a me ci sono le persone che amo anche se non sono presenti ma dietro di me ce n’è una che sta sorridendo. Una che mi ha sempre spinto fuori dalla gabbia.
Coraggio. GAS!
Il motore spinge le ruote, rientro in corsia e supero il cartello. Scende una lacrima, impossibile trattenerla vedendo che tutto ciò per cui ho lavorato e sto lavorando sta andando in porto. Ho voluto una cosa, l’ho sbattuta sul tavolo e me la sono presa dopo averla costruita, con fatica, con l’aiuto delle persone che mi hanno spronato…l’ho ottenuta. La luce va via.
Aria fredda nel casco e le luci iniziano a scivolare sul riflesso della visiera. Il cuore è fermo in gola, al di là della frontiera c’è la Francia. Al di là c’è la Costa Azzurra. Al di là c’è il mare, la terra, il cielo ed un futuro pieno di incognite. Il GS mangia strada con una rabbia che neanche una sportiva ti darebbe. Sembra scivolare sull’asfalto, continuando a marciare implacabilmente verso il nuovo Paese. I denti stringono, i chilometri passano e poi, improvvisamente, ecco la frontiera. La luce aumenta, le pupille si stringono, fanno il possibile ma per qualche istante tutto è bianco e poi il cartello.
“Benvenuti in Costa Azzurra”
La bocca si apre, inizio a ridere, non so neanche perchè. Gli occhi si appannano leggermente. La marcia si fa più leggera. Una mano si stacca e si appoggia sulla gamba come se volessi riposarmi dopo aver trionfato ma la U.S.S. Explorer non intende fermarsi. La prossima meta è Cannes, ora sono io ed il mio destriero metallico. Io e quel mare azzurro che brilla felice ad un sole estivo.
Libero.
Libero…nel mondo.
{mp3}ColletteArrest{/mp3}
Ed è andata davvero così solo che…manca la seconda parte. Arrivare all’albergo (che è vicino Cannes…ma non è a Cannes) non è stata una passeggiata…o meglio, si lo è stata perchè il viaggio è durato davvero 6 ore ed il motivo è che, correttamente, il TomTom ha aggiunto alla distanza di viaggio anche il tempo di percorrenza medio fatto dagli altri utilizzatori. 6 ore interminabili alternando percorsi costieri molto divertenti da guidare e relativamente impegnativi, a periodi di tragitti a passo d’uomo perchè di martedì mattina vanno tutti in spiaggia e ci vanno tutti in macchina (anche se abitano a 100 metri di distanza dal mare). Da Imperia in poi non ne parliamo. Quando, tre ore dopo, sono arrivato a San Remo, la benzinaia ha avuto pietà.
Ahhh vieni da Roma eh? E allora oggi ti sentirai a casa.
Signora, posso avere la ricevuta? La prego – gli stavo per saltare alla giugulare – ma che succede?
Hai visto i semafori venendo? Tutti spenti. Oggi c’è il far west ed è anche martedì, da noi c’è il mercato!
Solo a sentire la parola mercato ho valutato l’ipotesi di usare la signora come ostaggio per farmi uscire dalla città. Un’ora e mezza per attraversare San Remo e prima di San Remo tutte le altre città hanno richiesto una media di 15-20 minuti di coda. Finalmnente arrivo a 20 miglia. Ho scattato poche foto perchè i punti panoramici erano dall’altra parte della strada e non potevo fermarmi in sicurezza e poi, detto tra noi, è stato abbastanza complicato riuscire a mantenere il sangue freddo. A questo proposito penso che alcuni motociclisti potranno trovare interessante quanto segue.
NON FATE COME ME. 6 ore sono veramente tante, vi dico che non le ho accusate ma sono comunque tante per una distanza relativamente esigua (200Km). Non fatevi tutti i paesini, fatevene una parte e saltate San Remo (soprattutto se fosse martedì).
Detto ciò arrivo a Ventimiglia e avete letto cosa è successo alla frontiera, molta emozione non c’è che dire. Una volta superata (e scansato un piccione kamikaze) mi sono addentrato dentro il territorio francese. Non è che abbia una notevole passione per i cugini. No, direi di no. È vero che hanno un po’ la puzza sotto il naso ma non tutti. I motociclisti salutano spesso e sorridono ma noi siamo una categoria a parte sia in Italia che in Francia, che in altre parti del mondo. Come fai a non sorridere guidando una moto. Ci sono molte targhe tedesche. Entrato in Francia mi sono perso, o meglio, i due TomTom si sono persi. Vi spiego come. La prima città oltre la frontiera è Menton che però ho lasciato subito attraverso strade interne di tipo più montagnoso che collinare. Ecco, il problema è stato che il segnale GPS si è perso per buoni 10 minuti e quindi il navigatore non ci ha capito più una mazza. Niente paura perchè in quei dieci minuti non avrei potuto svoltare da nessun’altra parte e poi, anche se lo avessi fatto, poco male.
Ho attraversato Menton, Monaco, Nizza e alla fine sono arrivato a Mandeliu de Napoule in un piccolo aerodromo. Qui c’è il mio hotel, in realtà molto silenzioso ed immerso nel verde. Una pompa di benzina a 1,50 euro mi ha dato il benvenuto (che dite sono contento?
Arrivato all’albergo il secondo inconveniente: la stanza non è pronta. La signorina della reception dice:
Ci scusi ma i precedenti occupanti hanno fatto il last check-out
Uhm, capisco. Quanto devo attendere? perchè sa com’è, ho un viaggio di 6 ore e mezza sulle spalle.
1 ora e avrà la sua stanza.Ok non c’è problema.
TripAdvisor, vieni a me, recensione puntuale del disguido!
Occupo il tempo parlando con la banca e l’operatore di nome Michele ma di nazionalità russa o giù di lì, mi dice che non possono fare altro che rispedirmi a casa una lettera in cui c’è il PIN, solo che a casa non c’è nessuno. Poco male. Ho le altre carte. La stanza è pronta in 30 minuti, mi perdo a cercarla perchè le stanze sono separate dalla struttura della reception ed eccomi qui. Ho pranzato in modo molto spartano perchè temo di essermi dimenticato la scodellina con le posate e ho usato un bicchiere di plastica e un cucchiaino per il the. Mi devo un po’ arrangiare ma è questo l’aspetto più divertente.
Prima di lasciarvi alle foto passiamo a domani. Domani mattina devo raggiungere Arles (circa 4h 30 m di viaggio). Farò una strada consigliatami da Antonio (ci sei? Batti un colpo o scrivi un commento). Deciderò se la prima tappa sarà l’albergo o le saline, questo lo scoprirete domani. Ora scusate ma devo assolutamente fare una doccia. Vi lascio alcune foto, non sono molte ma spero vi piacciano.