Dire che una città è brutta è quasi sbagliato. Una città ha sempre qualcosa da offrirti ma quando siamo arrivati a Malaga mi sono trovato davanti essenzialmente a tre cose: sporcizia, solitudine e mancanza di identità. Non sono mai stato più lontano dalla realtà…
Il primo impatto: quello sbagliato
Sì, per arrivare a Malaga si deve iniziare una discesa verso sud che si nota dal cambio dei cartelli stradali. Iniziano i primi nomi strani, le prime insegne in arabo. Giunti alla città il GS sembrava volesse continuare e non fermarsi tra quei palazzi così squallidi, ben lontani dagli stili decò di Barcellona, e dalle viuzze bianche e labirintiche di Granada. Entriamo nell’albergo (comodo) e ci prepariamo ad uscire. Ormai non credo più al riposo post arrivo: Laura è così e, diciamo la verità, mia madre approverebbe. È una macchina da guerra per i viaggi.
Quando lasciamo l’albergo, dopo aver lasciato la moto in una squallida viuzza secondaria, mi sono trovato davanti a strade sporche e trasandate. Questo non ha aiutato a farmi piacere la città e poi c’era Laura che tornava lì dopo 10 anni e la cosa aveva del personale e quando le cose volgono sul personale, sono sempre complesse da gestire.
Arriviamo alla piazza in cui c’è la statua di Picasso, lei ha un moto di commozione, forse i ricordi…forse il tempo. Io mi guardo intorno e cerco di capire come mai mi sembra di essere più ad Hamman che a Malaga. Saranno i frequenti negozi di dolci arabi, o i centri di cambio moneta.
L’albergatrice aveva parlato di feste in piazza ma di musica e persone neanche traccia. Pochi turisti, giapponesi e poca movida.
Ferìa: la vedi…la senti…la vivi
Mai stato più lontano dalla realtà: imboccata una via abbiamo cominciato a vedere cose strane. Dei ragazzi portano un coetaneo e lo mettono a sedere, bendato, su un marciapiede. Voi direte “sarà un gioco” …il ragazzo bendato era vestito da pollo!
Gente con parrucche inizia a girare per le strade, cantando, ballando e bevendo quello che loro chiamano el tinto e che a me ha fatto schifo. Si tratta di vino (dolce) unito a gazzosa…lasciamo perdere. Prendo una cerveza e mi godo lo spettacolo di donne intente a ballare danze latino americane. La birra è fredda, purtroppo non abbastanza, amara al punto giusto. Laura mi spiega che la Ferìa (che io pronuncerò male per tutto il giorno) è una festa che si verifica proprio i giorni di ferragosto e che siamo molto fortunati a vederla.
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Essenzialmente, durante questo periodo, a Malaga impazziscono tutti e badate che quando dico tutti, intendo tutti. La via principale diventa un torrente umano (letteralmente un carnaio) pieno tanto di stagiste in minigonna e tacchi…quanto di signore in abito tipico che ai bordi delle strade ballano flamenco cantando. Uno spettacolo veramente notevole, molto più genuino dei tanti “Flamenco’s Restaurant” che trovi in giro. Noi maschietti diventiamo strabici, questo ve lo assicuro.
La città dei monumenti nascosti
Uscire dalla calca di persone è stato possibile solo con un po’ di pazienza. Ci siamo diretti vero Paseo Parque che arriva fino alla Plaza de Toros de la Malagueta (la spiaggia di Malaga che fa il verso a quella di Barcellona-La Barceloneta). Qui è un tripudio di piante e giardini tropicali, con fontane e statue molto interessanti. Comincio a capire che questa città, amata da Picasso, non è brutta come sembra. Forse è vittima di amministrazioni poco lungimiranti ma ha molto più da offrire di quanto si veda. Camminiamo a lungo, ci fermiamo a prendere qualcosa di fresco.
La cattedrale
Quando arriviamo davanti alla cattedrale il mio entusiasmo aumenta. Questa volta è diversa dalle altre cattedrali spagnole. Sì, ne abbiamo viste di belle ma sempre più o meno contenute nonostante il barocco inebriante. Quella di Malaga lascia sensibilmente sorpresi. Già l’esterno si propone come qualcosa di fortemente complesso, articolato ma è l’interno a stupire. Vi metto alcune foto per farvi capire.
Vi renderete conto da soli della maestosità e della bellezza della struttura. Ci siamo rimasti finchè è stato possibile, dopodichè siamo andati via perchè è iniziata la messa e i turisti vengono spostati dalle navate laterali. Nella chiesa c’è un dipinto molto bello: ha dei colori stupendi e merita veramente di essere osservato con un po’ di cura.
Come da didascalia, si tratta della decapitazione di San paolo ed è una scena molto cruenta ma anche molto d’impatto. Il quadro è veramente grande, occupa un’intera parete ed è così tanto ben illuminato che i colori risultano essere molto vividi. Quando usciamo siamo soddisfatti e forse un po’ colpiti da tanta magnificenza che, nelle ultime città, sinceramente non avevamo trovato. Abitando a Roma siamo forse “abituati” a questo tipo di cose. È tardi ma non abbastanza per smettere di girare e ci orientiamo verso l’Alcazaba (la fortezza). Qui un usciere dall’aspetto serafico, panciuto e più messicano che spagnolo, guarda prima Laura…poi me e mi dice “esta es muy peligrosa!” (questa qui è molto pericolosa). Non so come faccia a saperlo, ma sicuramente legge nei miei occhi tanta ammirazione per il dono di veggente. La mia risposta è: “sono un uomo finito!” e glielo dico in italiano, tanto certe cose i maschi le capiscono al volo. Ridiamo…in due ameno ma sotto sotto ride anche la niña peligrosa.
È tardi, stanno chiudendo ma ci fanno entrare per vederla. Non riusciamo a vedere Gibralfaro ma riusciamo a girare veramente bene tutta l’Alcazaba e in modo completamente gratuito. Rimandiamo la visita del resto al giorno dopo e andiamo a cena da bodega de El Pimpi un posto molto famoso nel quale assaggiamo un ottimo gazpacho, la carne di coda di torno e un misto di carne con sugo e patate.
Bottillon
Il rientro è stato complicato. Forse molti conoscono Malaga anche per il bottillon, Laura me ne aveva parlato in erasmus. Praticamente i ragazzi si radunano in piazza con vino e altro alcol per bere e “parlare”. In realtà alle due di notte (ma ovviamente anche prima) la situazione è quella di un lazzaretto. Vi dico solo che c’è così tanto alcol per terra che si scivola, oppure l’asfalto è fortemente appiccicoso. In tutto questo le ragazze vanno vestite in abitini succinti che, diciamolo, risvegliano gli ormoni maschili.
Gibralfaro
A malaga la fortezza (l’Alcazaba) non è direttamente collegata a Gibralfaro che si potrebbe definire come un punto panoramico dal quale vedere tutta Malaga. Per salire sulle mura è necessario fare una bella scarpinata che è ripida e abbastanza scivolosa. Noi siamo stati molto fortunati, il cielo era velato. Se la fate nelle ore più calde non esitate a portare con voi almeno un cappello. In cima ci sono delle fontanelle. Il biglietto solo per Gibralfaro si può fare arrivati sulla sommità. Se volete vedere anche l’Alcazaba, vi conviene farli entrambi giù, alla base della piazza.
Ronda: la visita evitabile
Ronda è una cittadina a circa 2 ore da Malaga, a noi sinceramente non ci ha fatto impazzire. Ci è sembrata solo molto turistica e offre veramente poco però è anche vero che sono 12 giorni che giriamo come trottole e ormai siamo un po’ “abituati”. Alcuni amici però mi hanno segnalato un itinerario veramente particolare che, a parte per alcune raffiche di vento (molto limitate), passa per paesaggi tipici e strade caratteristiche. Dovrebbe esserci la mappa di seguito.
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Si tratta di una strada non a pagamento che, essenzialmente, segue questo itinerario:
- Malaga
- Ardales
- El Burgo
- Ronda
Ve la consiglio. Tempo di percorrenza 2h 30m ma ne vale la pena, soprattutto se siete in moto. Non vi preoccupate per le raffiche di vento, ripeto…durano poco.