Gita nei luoghi del terremoto: Amatrice e dintorni

Che non sarebbe stato un viaggio come un altro era chiaro sin dall’inizio ma sinceramente non avrei mai sospettato di vivere un’esperienza del genere dopo il terremoto.

Con la scusa di accompagnare Laura in un impegno lavorativo, ho fatto da autista bei luoghi del terremoto e, più precisamente, siamo stati ad Amatrice, Accumuli, Arquata.

La differenza tra curiosità ed invadenza

Dopo il terremoto si è cominciato a parlare di “turismo della tragedia”, ossia di gente che andava davanti alle macerie e si scattava i selfie. Capite che c’è (anzi ci deve essere) un limite al comportamento umano soprattutto quando esso diventa indecente e irrispettoso.

Altro comportamento è la curiosità di chi, seppur con una o più foto, vuole catturare quella tragedia e questo, a mio modesto avviso, non è un male se fatto con rispetto e discrezione. È la stessa cosa che avviene con i gruppi di turisti nei campi di concentramento.

Non è un male, anzi è un bene perché lo spettacolo che ti si para davanti è devastante. Interi paesi rasi al suolo, viaggiando nel silenzio di case ormai abbandonate e distrutte dalla furia della natura. La gente si aggira curiosa e scatta foto a quella che potremmo definire una tragedia annunciata: la gente deve sapere e deve far capire questo concetto. La gente non deve dimenticare.

 

La Zona Rossa

Arrivare ad Amatrice da sotto è impossibile mentre da sopra è fattibile ma i varchi di accesso ai centri urbani sono stati tutti preclusi al pubblico. Solo mezzi autorizzati, militari e forze dell’ordine vi possono entrare. Sembra quasi di vivere dentro uno di quei film in cui interi paesi vengono messi in quarantena. Amatrice si sta rialzando. I ristoranti si sono uniti in un complesso urbano in legno, creato in un apposito spazio e dotato di tutto. Le imprese di ristorazione sono quindi ripartite tra nuvoli di turisti e curiosi. Fa male vedere una casa sventrata sapete? Fa male perché hai la nitida sensazione di violare la privacy degli occupanti. Scarpe, indumenti, oggetti di arredamento, tutto perduto. È come se il tempo avesse lasciato intatto brandelli di vita che si stanno continuando a sgretolare piano piano.

 

Le casette?

Le abbiamo viste. Sono unita abitative dignitose, raggruppate in modo da non scindere la comunità. Ma comunque non è come casa propria: è più come quando si va in vacanza e si affitta una casa in un centro residenziale. Solo che da quelle unità abitative non se ne andranno per molto e molto tempo. Intanto nella zona intorno ad Amatrice sono apparse aziende per la creazione di unità abitative in legno: il nuovo business della zona. Se vi fermaste a vedere le case crollate scoprireste che la maggior parte di queste non ha alcuna intelaiatura metallica interna. Sono sassi tenuti assieme da calce, niente di più.

 

 

Cosa sta andando avanti e cosa non sta funzionando?

Sicuramente la ricostruzione sta andando avanti benché estremamente lenta. Ci sono interi paesi distrutti, non parliamo di una casa o due, parliamo di frazioni rase al suolo. Ciò che non sta andando bene è il comportamento dello Stato in talune situazioni. Mi è capitato di ascoltare il dialogo tra due commercianti: il primo lamentava al secondo che per far ripartire la sua attività era necessario inviare un attestato del notaio (morto sotto le macerie con tutto lo studio). Ovviamente questa persona era alterata perchè l’atto in questione era stato trasmesso anni prima con la successione.

 

Ora… voi capite che data la situazione la richiesta è a dir poco assurda. Non è possibile, nel 2017, avere uno Stato che continua imperterrito a chiedere sempre le stesse documentazioni senza unificare le banche dati.

 

È stato pregevole il risultato di mettere assieme gli esercizi commerciali e farli ri-vivere nel minor tempo possibile. Lavorare è essenziale e il supporto di turisti e volontari è stato essenziale. La speranza è quella che tutto non vada perso nel nulla ma che continui e che la ricostruzione possa iniziare veramente il prima possibile.

 

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