Quello che mi ha colpito di questa città è il forte contrasto classico-moderno. Da una parte la nuova Utrecht fatta di architetture alte e taglienti, dove il vetro e le strutture leggere fanno da padrone. Dall’altra la Utrecht dei canali, bellissima nelle sue strutture tipiche. Ma lasciatemi qualche minuto per raccontarvi.
Utrecht
Una città piccola, a misura d’uomo (o di bicicletta), con una voglia di cultura non indifferente. I monumenti si vivono: vi basti pensare che abbiamo trovato una scuola di restauro a lato della chiesa protestante con tanto di studenti intenti a riprodurre le opere.
Ci siamo fermati al mercato e non ci stancheremo mai di dirvelo: andate nei mercati! Scoprite la città vera e ci siamo abbandonati agli assaggi di formaggi e pesce. Ottimo tra l’altro.
Siamo andati a mangiare al Cafe Olivier, famoso per essere ricavato da una vecchia chiesa (grazie Claudio) è ci siamo trovati benissimo ma soprattutto abbiamo visto la Utrecht non turistica, fatta di canali silenziosi e finestre enormi che mostrano l’interno di case essenziali e luminose.
Il mito della pulizia decade un pochino quando si lasciano le zone turistiche ma la città ha comunque un suo fascino e merita di esser visitata. L’aria che si respira ad Utrecht è di fermento sociale ma anche culturale, con scuole orientate all’Europa e iniziative multiculturali.
È quella società che mi piace: aperta allo straniero, che cerca di scacciare la xenofobia. La moda è interessante, a volte un po’ eccessiva ma trova un equilibrio in abiti sobri ma dai colori accesi.
Alle 15:00 decidiamo di andare al parcheggio P1 dove abbiamo lasciato la BMW e partire verso Amsterdam.
Amsterdam
Ad Amsterdam ci si arriva in 35 minuti fissi a 100km/h che, chiaramente, osservano in pochi. Noi altrettanto chiaramente lo abbiamo fatto per evitare problemi vari e dopo aver fatto il check-in nel nostro simpatico albergo (il Bastion Hotel), ci prepariamo a trascorrere una serata tra i canali.
Il nostro albergo è fuori dal centro e questo ci permette di sperimentare la metto ma ci mette anche in condizione di calcolare i bus notturni. L’impatto uscendo dalla metro è fortissimo: ci si sente spaesati tra orde di turisti, tram, battelli e la bellezza della città che indubbiamente già si percepisce dal primo momento.
In me questa cosa ha creato un senso di disordine e quindi con calma ci siamo presi una cosa da mangiare. Uno spuntino per calmare lo stomaco e fare il punto della situazione. Decidiamo di andare senza meta, di perderci tra i vicoli e i canali fini a quando Laura non trova quello di cui aveva letto a Roma. E così George Gershwin viene suonato eccellentemente tra i canali mentre centinaia e centinaia di persone ascoltano attonite. Musica eterna e qualche lacrima e fa ben sperare tutto questo, magari in un’umanità migliore.
Dopo 17 chilometri di passeggiata, è una lauta cena, siamo tornati in albergo belli soddisfatti.
Il primo impatto di disordine ha lasciato il posto ad un più “raffinato” senso di “disordine organizzato” dove tutto appare lasciato al caso ma in realtà non lo è affatto. Amsterdam è una città costosa, altamente turistica e assolutamente ben organizzata dal puto di vista dei servizi e dei collegamenti. Facilmente visitabile a piedi ti mostra una realtà più “torbida” durante la notte quando ti addentri nel quartiere a luci rosse.
Luci rosse, vetrine, fumo e…
I vicoli diventano pieni di ragazzi e l’odore di erba si sente molto più spesso. Delle luci al neon lasciano intravedere vetrine dietro elle quali procaci ragazze invitano gli avventori ad entrare. Alcune decisamente carine se non fosse (e io sono un po’ atipico) che ho avuto due sensazioni ben distinte:
- Di essere una mucca che va in un percorso prestabilito con centinaia di altre mucche dedite a guardare solo carne esposta.
- Che alcuni sorrisi fossero molto tirati e questo, almeno per me, crea tensione.
Intendiamoci, non sto mettendo la cosa su un piano morale. Sto solo dicendo che alla 5 vetrina ti domandi…ma che cacchio sto facendo qui? O per lo meno io me lo sono domandato. Sicuramente è folclore tipico di Amsterdam ma alla fine è solo un gran carnaio.
Una cosa simpatica è stato il negozio di preservativi. Di tutti i tipi e le dimensioni, alcuni davvero strani.
Abbiamo avuto anche modo di vedere la festa di alcune confraternite locali che si sfidavano con cori piuttosto allegri per poi rintanarsi nei loro alloggi e continuare i festeggiamenti.
Ecco una delle sedi della Viator, il cui simbolo sembra essere una composizione di due croci celtiche alternate.
I vicoli di Amsterdam, quelli meno battuti, lasciano intravedere la realtà quotidiana che tanto cerco nei viaggi: in questo caso fatta da una forte presenza cinese ed islamica, soprattutto nella parte nord della città.
Francamente mi è sembrata molto pacifica al punto che abbiamo camminato anche fino alle 23:30 senza alcun problema.
E può capitare di sentire un’intera orchestra suonare nella stazione della metro per allietare i viaggiatori. Amsterdam può offrire molti spunti culturali, ha una popolazione molto aperta ma anche molto attenta all’ordine. Più di quanto non appaia ed è sicuramente una città che merita di esser vista.