L’Aia è una città che, dalle premesse lette su Internet, sembrerebbe molto carina e dista relativamente poco da Rotterdam.
L’Aia
Prendere il treno in Olanda è una bella esperienza. Questa mattina abbiamo deciso di muoverci solo con questo mezzo e ci siamo diretti a Den Haag (L’Aia). Al di là del giornaliero che costa €50 e permette lo spostamento su tutti i treni e bus della zona, il ticket semplice costa circa €6 a persona. Stazioni e treni sono molto puliti e fa piacere vedere molte donne e ragazze viaggiare sole anche in tarda sera. La tolleranza tedesca di misura anche dal modo in cui un ragazzo, che ha urtato casualmente Laura, si è profuso in scuse. Sì, è vero, è educazione ma io credo che in molti paesi l’educazione sia ancora un elemento principe della società civile. Arriviamo a Den Haag circa 40 minuti dopo, in comodità e senza stress. Subito dopo Delft abbiamo visto la prima “baraccopoli” olandese: molto piccola a dire il vero. Durante questo viaggio non abbiamo mai visto finora né mendicanti, né ambulanti e ne deduco che la politica del paese si basa su un fermo contenimento e una efficace gestione del fenomeno. Arriviamo per l’ora di pranzo e in barba alla cucina locale decidiamo di fermarci in un punto di ristoro Thai. Ve lo consigliamo perché il proprietario è simpatico ed è un ottimo cuoco.
Ed è un punto di ristoro veloce che, al piano di sopra, ha una saletta dove sedersi e mangiare con calma. L’Aia è bella: l’architettura classica la rende molto meno fredda e molto più affascinante. I palazzi, come quello statale, sono meravigliosi e adornati con intarsi dorati. Abbiamo anche cercato di intercettare il loro Primo Ministro ma l’attesa era troppo lunga (anche se la poliziotta olandese era carina).
L’Aia restituisce al turista quel senso classico che non è possibile trovare a Rotterdam (se non nelle ville del parco). Per carenza di tempo abbiamo evitato il museo di Escher e quello su cui è esposta “La ragazza con l’orecchino di perla”; ci è dispiaciuto ma era importante dare la giusta priorità a tutto e volendo vedere anche Deft abbiamo dato il massimo per la città.
Tra le cose extra che ci sono capitate c’è anche quella di arrivare in chiusura alla chiesa “RK Parochie Maria” e di vedere il custode farci entrare e trovare questa meraviglia solo per noi.
Tra architetture neoclassiche e dettagli particolari anche sui cartelli, L’Aia ci ha sorpresi e riportati in un clima più simile a quello di Utrecht ed Amsterdam.
Il parco in sui è immerso il palazzo reale è veramente bello, peccato che il palazzo non lo sia altrettanto paragonando l’architettura al resto della città. Il verde è tantissimo e alzando lo sguardo si possono catturare scorci veramente mozzafiato.
Insomma l’Aia ci è piaciuta proprio tanto…ma proprio tanto. C’è un’altra cosa che abbiamo notato, nei caffè molta gente si ferma a lavorare. Tavolo largo, posto comodo, connessione wi-fi veloce. Ci sono tavolo lunghi sui quali si mette il computer e il caffè diventa una sorta di ufficio, in Italia non è così. Il bar è un luogo di sosta breve o comunque di chiacchiera, non è progettato per il lavoro. Sembrano banalità ma alla fine questi diventano luoghi pieni di persone di tutte le età.
Delft
Lasciamo Den Haag per andare a Delft, nuovamente usiamo i treni, questa volta con una leggera difficoltà perché, non essendo il capolinea, bisogna trovare la coincidenza giusta. Nei treni non ci sono scritte, né graffiti di sorta.
La piccola Delft si presenta come un gioiellino visitabile in un paio d’ore. Giusto per chiudere la giornata in bellezza. Dietro la stazione ci accoglie un campo di girasoli che fanno colore alla foto nonostante il cielo plumbeo.
Molti negozi, come la famosa pasticceria in foto, chiudono alle 17:00! Quindi fate attenzione ad andare a gustare in tempo un pezzo di torta. Mentre guardate il più piccolo museo al mondo: una cabina telefonica nella quale gli artisti possono esporre le loro opere. Per questo viene considerato ufficialmente il più piccolo al mondo.
Anche la chiesa principale chiude alle 17:00 e dovreste visitarla perché merita. Noi ce la siamo persi ma ci siamo fermati a prendere una cioccolata da Quetzal: il regno della cioccolata. Dove avrete la possibilità di scegliere tantissime varianti di cioccolato.
Vi troverete a gustare ottimo dolci con della cioccolata artigianale e per me il top è stato il croissant (impasto francese quindi) con cioccolato fondente. Grazie Quetzal!!!
Giriamo l’angolo e troviamo ragazzi con salsa Mutti e buona volontà che si cimentano a preparare la pizza. Concerti ad ogni angolo: la città sembra in mano a gruppi di giovani volenterosi e musicisti mentre le bici sfrecciano a tutta velocità. I ristoranti sonò prevalentemente italiani e greci.
Il negozio di formaggi di Henri Willig fa al caso nostro: memorizziamo tutti quelli che ci piacciono di più ed usciamo con il proposito (malsano) di fare un ordine su internet; “memorizziamo” significa che abbiamo mangiato l’assaggino. Il maltempo non perdona e aumenta di intensità costringendoci a ripararci sotto un portico di una casa e mentre scrivo Laura cerca il ristorante: ebbene sì non facciamo altro che mangiare. Ma che volete, meglio spendere i soldi in cibo che in droga (qualcuno potrebbe non essere d’accordo).