Il meteo ieri ci ha messo in condizione di escludere Rügen, il piccolo centro a nord sul mar Baltico. Decidiamo di proseguire il viaggio direttamente verso Berlino.
Saltare Rügen è dispiaciuto ad entrambi. Era una zona di interesse sia naturalistico che storico ma la pioggia di ieri è stato un chiaro avvertimento a levare le tende e a non cercare guai.
Amburgo l’abbiamo vista, ora si tratta di raggiungere Berlino, una tappa facile da circa 3h di viaggio. È sabato e il traffico dovrebbe essere ridotto, o così spero.
Arriviamo e iniziamo la passeggiata verso la torre della Vittoria, bella anche se il panorama in alto non mi ha fatto impazzire. Prendiamo la direzione verso la Porta di Brandeburgo e ci fermiamo al memoriale dell’occupazione sovietica costruito con il marmo ed il granito della cancelleria di Hitler.
C’è una foto nella parte posteriore: tra i 20.000 soldati sovietici alcuni caddero quando un fotografo scatto le foto delle madri che si disperavano nel ritrovarli. Sparsi in un campo senza niente intorno, una foto da far venire la pelle d’oca credetemi.
Vi consigliamo di raggiungere la Porta di Brandeburgo passando all’interno del parco; vi garantirà ombra e fresco.
Prima di passare sotto la Porta di Brandeburgo andate verso destra per visitare il memoriale agli ebrei uccisi in guerra.
Tra ragazzini e turisti urlanti si ha un po’ di difficoltà a capire cosa rappresentano quei blocchi pietra.
2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale. […] Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, “fagocitano” gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l’intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un’angosciante solitudine
Fonte: Wikipedia
Entrate e iniziate a camminare separandovi dal vostro compagno di viaggio. Non vi cercate, proseguite tra i blocchi che lentamente cresceranno e vi sovrasteranno e lentamente vi sentirete persi. È molto più di un monumento…
In questo contesto troverete anche altre situazioni: genitori che lasciano i figli correre sui blocchi, deficienti che ci giocano a nascondino, ma si sa che l’umanità è varia.
La stazione ferroviaria di riconosce anche per una bellissima statua chiama “Treni per la morte, treni per la vita” vi farei notare il mazzo di fiori lasciato lì da qualcuno.
È molto difficile rimanere impassibili credetemi, ve lo dice uno che si scomoda emotivamente molto poco. Lasciamo la stazione e ci dirigiamo verso il checkpoint charlie. La situazione cambia radicalmente, da luogo storico si passa ad una specie di costante imbarbarimento del luogo e della storia. Premetto che su questo punto sono un po’ pedante perché dovrei contestare anche i centurioni romani davanti al Colosseo ma vendere pezzi di muro di Berlino a peso (ammessa l’autenticità) e farsi foto con fonte guardie americane a me ha dato un po’ fastidio.
Il rispetto per la storia è qualcosa che dovrebbe superare il lucro, la mia impressione è che non tutto possa essere ridotto ad un’attrazione macchiettistica e comica.
Poco lontano dal museo del muro c’è il memoriale per un uomo (scusate non ricordo il nome) che fu fucilato nel tentativo di scavalcare la barriera e fu lasciato a terra a morire dissanguato.
Su Berlino come città
Palazzoni moderni fanno assumere alla città un aspetto austero e razionale. Spesso in contrasto con le opere e le architetture più antiche.
I negozi e le attività turistiche possono stemperare lo spirito di chi vorrebbe respirare la parte storica della città senza doversi imbattere ogni 3×2 in MaxMara, Effetti, Bijiou Brigitte, etc…
Il riscatto della citta
Di buon mattino usciamo e cominciamo a vedere i monumenti. Si tratta di una strana sensazione quella di trovarsi ad un mini muro di Berlino vetro blu.
L”Aktion-T4” fu il primo omicidio di massa sistematico. Persone chiuse in ospedale, con diagnosi campare in aria, che venivano soppresse quando non curabili portate in docce con la scusa di lavarle e obbligate a respirare monossido di carbonio e uccise per soffocamento. Bambini uccisi come se non ci fosse un domani anche per una dislessia considerata incurabile.
Ai genitori o parenti venivano mandate lettere finte in cui si adducevano motivazioni diverse per la morte, i loro crani aperti ed il cervello studiato “dall’illustre dottor Julius Hallervorden” che dopo 700 casi scrisse un trattato nel 1945 in cui semplicemente diceva che non era arrivato ad alcuna conclusione. Uomini e donne come primo trattamento venivano sterilizzati anche se non vi era reale necessità. Il museo della “Topografia del terrore” richiede almeno una giornata tante sono le testimonianze da vedere. Inutile che vi dica che alcune di queste sono semplicemente sconvolgenti nella loro assurda crudeltà e fuori da ogni senso.
Nelle fotografie fatte per documentare l’accaduto non vi è solo la morte ma anche l’inutile e becera umiliazione di esseri umani costretti a sopportare assurde ritorsioni per il credo religioso o per il semplice scambio di un gesto fuori posto. Donne pubblicamente messe su carri in mezzo alla piazza, che venivano rasate a zero tra lo scherno pubblico. Ebrei a cui, per divertimento, veniva pubblicamente tagliata la barba nel non rispetto totale della religione. Bambini costretti ai lavori forzati con degli sguardi che semplicemente strappano il cuore dal petto.
Torniamo a Berlino, con le bici ci siamo spinti anche verso la periferia e vi capiterà di vedere persone che raccolgo le bottiglie di vetro. A fine giornata possono anche guadagnare 20 euro per la sola raccolta de vetro e questo permette anche ai più indigenti si guadagnare qualcosa per mettere sotto i denti del cibo decente.
La cosa è così importante che i cittadini spesso consegnano le bottiglie a queste persone proprio per consentirgli di mangiare!Il muro, ormai pieno di murales, è un tripudio di opere d’arte per la pace e contro la violenza. Non vi è dubbio che quello che ne resta è un simbolo a disposizione delle nuove generazioni.
Persino i conigli sono stati abbattuti durante l’attraversata del miro di Berlino, motivo per cui i piccoli animali pelosi hanno ricevuto una targa commemorativa in Chauseestraße. Ma di preciso perché stiamo parlando dei conigli?
Sono conigli selvatici che hanno approfittato per anni della divisione di Berlino per crescere e moltiplicarsi al riparo dei pericolosi predatori del Tiergarten, volpi soprattutto. Se la costruzione del famigerato Muro ha rappresentato per intere famiglie dolore e divisione, per i conigli di Berlino la costruzione di due muri significò un territorio lungo 160 km dove poter correre in libertà, mangiare erba e non preoccuparsi di nulla.
Fonte: Zingarate
Ci imbattiamo in qualcosa di molto particolare, nelle varie sezioni di muro ben documentate, ci è apparsa una struttura metallica molto alta. Siamo entrati nella struttura e SBAM! Una sezione del miro completamente intatta. Fa impressione da vedere e vi consiglio di visitare questa attrazione unica che vi lascerà senza fiato.
Le conclusioni
All’inizio Berlino mi aveva deluso: troppo turistica ma richiede tempo perché è di una complessità notevole. Inoltre è pregna di simboli, monumenti, rimandi storici, e ciascuno di essi ha bisogno di tempo per essere “esploso” a dovere.
Berlino non si vede in 2 giorni, neanche in 4 ma con il tempo trascorso siamo riusciti a farci un’idea chiara di una città grande, caotica ma ordinata. Che non ha nascosto la testa sotto la sabbia rispetto al passato ma lo mostra con una sobria onestà.
Esiste una Berlino dell’underground, fatta di locali in cui uomini di mezza età vestono latex per entrare a sentire la migliore techno al mondo (nata qui tra l’altro). Nessuno giudica, nessuno si scandalizza, nessuno grida circa omofobia. Qui si lavora e ci si diverte con la massima naturalezza possibile. I disordini vengono gestiti adeguatamente.
Le donne hanno un ruolo centrale fin dai tempi della guerra e oggi non è da meno, anzi. Vi capiterà di vedere poliziotte in tenuta “pesante”, camioniste, motocicliste e c’è il massimo rispetto per la figura della donna. Qui non è un problema di genere: se vali vieni pagato e lavori, se non vali ti levi dalle scatole.
Abbiamo incontrato diversi italiani (lo avrete letto) che lavorano qui, e tutti ci confermano che sono stati assunti di corsa. Gli esterni vengono considerati una risorsa (per usare un termine non molto caro all’Italia). Non sto dicendo che la Germania sia meglio dell’Italia, questi sono paragoni idioti.
Sto dicendo che un’altra Italia è possibile: più ordinata, più pulita…più legale e civile. Sono semplicemente gli italiani che non la vogliono, per poi piangersi addosso.
Foto sparse
Solo alcune…