Dopo anni di viaggi insieme alla mia ex-compagna, sono tornato a guidare da solo e devo ammettere che la cosa ha avuto un impatto emotivo forte.
Quando ho poggiato i bagagli sulla sella, per distribuirli nei bauletti, mi sono reso conto che non avrei avuto una zavorrina.
Condividere il viaggio con qualcuno che ami o che ritieni “compatibile” con il tuo modo di viaggiare è stupendo ma quando sei da solo molte regole decadono.
Ad esempio in due sarebbe stato oggettivamente impossibile fare quel tratto off-road (e sarebbe stato un problema considerando che non potevo tornare indietro).
Quando sei da solo in una strada isolata nel nulla, una parte di te sveglia lentamente un istinto di sopravvivenza che in modo “silente”, sorveglia tutto quello che fai. È proprio un altro clima, un’altra aria, un’altra moto.
Le pause
La moto è un cavallo. Quando scendi per riprendere fiato sembra che se ne stia lì, buona a riposarsi, mentre tu cerchi di fare il punto della situazione o rilassarti. Non ci sono più discorsi, dialoghi, condivisione.
C’è un panino mangiato a bordo, mentre sei sdraiato a guardare il panorama con una vista che nemmeno gli hotel di lusso possono offrire.
Certo però, quei discorsi, quei dialoghi, quelle interazioni ti mancano soprattutto se il tuo zavorrino o la tua zavorrina sono persone abituate a viaggiare.
I tempi
C’è una sensazione di vuoto nella gestione dei tempi morti. Potresti passare tutto il giorno seduto in terra all’interno di un bosco, mentre il mondo intorno a te vive freneticamente.
L’assenza di un compagno di viaggio si sente ma al contempo ti lascia nella condizione di gestire realmente il tuo tempo: impiegandoli o sprecandolo come vuoi. La scelta per l’appunto impatta su molti aspetti e tra i primi c’è la scelta delle strade e dei momenti di pausa.
La tua condizione interiore cambia: sei tu…il mondo circostante che probabilmente non conosci perché sei lontano da casa, e la tua moto che per quanto nella è inanimata. Alla fine scendi a patti con quella solitudine e la abbracci: dopo anni di viaggi insieme, esperienze, foto…tiri giù il cavalletto laterale senza aspettare che scenda qualcuno e impari (o ricordi) che siete solo in due. Non è “meglio” o “peggio” ma è solo diverso.
Indole…carattere
Viaggiare in due è un momento di condivisione fortissimo: perdere questo momento è tosto, ve lo posso garantire. Prima di iniziare, come molti motociclisti, anche io pensavo che la moto fosse “solo per uno” ma quando si prova il “solo per due”, difficilmente si torna indietro. Si condividono gioie e dolori, si condividono i momenti belli ma anche le difficoltà e smezzare queste le rende ovviamente più semplici.
Da solo hai tutta l’autonomia del mondo ma non è per tutti. Ho conosciuto motociclisti che temevano di uscire da Roma, di intraprendere un viaggio per tanti motivi. Il più comune è che non si fidavano della loro moto ma quello più reale era che non si fidavano di loro stessi e di quella solitudine che ti accompagna nei posti più sperduti.
È questione di indole, di carattere, scegliere di cavalcare in due o da soli perchè sai che il giorno in cui dovrai smezzare quelle difficoltà, ti girerai e non ci sarà più nessuno dietro di te. Come sai che il giorno in cui frenerai in una strada di montagna, con le vallate che si aprono sotto di te e ti girerai per sorridere alla persona che viaggia con te, non troverai nessuno. Ci saranno solo i tuoi occhi e quelli a led o alogeni della tua moto.
E quando smonterai dalla sella, stanco, sudato, sfiancato dal caldo afoso dell’estate o teso come un ghiacciolo dal freddo, chi ti incrocerà ti vedrà come uno dei miliardi di stranieri un po’ più vicini alla distruzione di quelli che viaggiano comodi con aria condizionata e stereo a palla ma a te andrà bene così, perchè sei un motociclista e il mondo lo vedi con altri occhi.
Sarà diverso solo tutto il resto: camminare tra strade di città lontane da solo, parlare con le persone senza la necessità di tradurre per l’altro, smezzare un pranzo al volo, sentire il profumo dell’aria di una terra che non conosci. Per quello non ci sarà più nessun altro, per quello ci sarai solo tu, con le tue forze, il tuo equilibrio e la tua sensibilità. Non so se sia meglio o peggio, più facile o difficile. So che questa è la vita di chi vive la moto in solitaria, che si ferma in notturna sotto un tetto di stelle a guardare senza poter condividere la bellezza del mondo ma rimanendone accecato.
La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno. (Luigi Pirandello)
Ciao Edoardo,
mi trovo molto daccordo con il tuo punto di vista. Viaggio in tutte le modalità. Da solo, in gruppi (minimo di due e massimo di tre) e con (ormai ex) zavorrina. E’ davvero dura tornare a viaggiare da soli quando anche la tua moto si è abituata al peso del passeggero. Viaggiare in solitaria però offre diversi vantaggi da un punto di vista pratico: peso/spazio dei bagagli, completa autonomia decisionale (date, orari, percorsi ecc), meno stanchezza fisica e più leggerezza (anche mentale). Soprattutto, ti mette alla prova. Se hai una forte passione e un grande spirito e riesci a mettere il piede fuori dalla famosa zona di confort, il valore che una determinata esperienza in solitaria ti regala assume tutto un altro sapore (parlo naturalmente per esperienza personale). Capisci che spesso i limiti sono nella tua mente e tutto è possibile se lo si desidera realmente. Certo, niente potrà sostituire quell’euforia quando a condividere la bellezza, i profumi e le emozioni di un viaggio sono due anime invece che una. Mi è tornata in mente una frase del celebre film Into the Wild: “Happiness is real only when shared” (La sola verà felicità è quella che può essere condivisa). Forse. Personalmente ne faccio anche una questione di forma mentis. Ho iniziato a viaggiare senza zavorrina e mi piaceva da matti. Infatti, quando è sopraggiunto il momento, ero riluttante nel viaggiare con passeggero (responsabilità, compromessi ecc). Poi ci ho fatto l’abitudine, scoprendo sia i lati positivi che negativi. Ora sento un piccolo vuoto. Ma non è quello che deve determinare le mie scelte. La strada è sempre li ed è doveroso continuare a percorrerla. Devo solo riadattarmi a questa nuova situazione.
Buona strada.
Ciao Ale,
che bello il messaggio che hai postato, grazie!
Cosa dire…sicuramente il fattore “responsabilità” non è da sottovalutare; quando sei solo affronti strade con metodi e tempi completamente differenti rispetto allo stare in due. Ci sono state delle situazioni dove io ho fatto letteralmente dietro-front davanti a mulattiere che non avrebbero fatto stare tranquilla né lei, né di riflesso me. Credo che la moto ci insegni molto anche su questi aspetti e che alla fine si riesca sempre a capire “cosa si voglia” e soprattutto “come lo si voglia”. C’è una cosa che vorrei dirti: quel piccolo vuoto (che in realtà è bello consistente), si può riempire ma serve tempo. Forse a me sta succedendo e la cosa non mi dispiace in fondo.
Buona strada a te Ale e grazie infinite per il messaggio.